Generi

martedì 25 marzo 2014

Punto

SCRITTO DA: GIULIA NICORA - GIUSEPPE RUSSO - RAINALDA MASSIMO FERRARIS

Mariangela è venuta a prendermi, stiamo andando in discoteca, alla festa di Cecilia… sono molto nervosa. Ci sarà lui, il Lui che non vedo da due settimane. E stasera so che succederà qualcosa, non può non succedere, ma non ho il coraggio nemmeno di sognare cosa potrebbe succedere … sarebbe troppo. Lo intravedo all’ ingresso, ma non posso fermarmi, devo entrare con le mie amiche. Allora è venuto davvero… quando mi ha chiamata un’ora fa dicendomi che era in punizione, ma sarebbe scappato di casa pur di vedermi pensavo che stesse scherzando... Invece è qui. ?Lascio il cappotto al guardaroba, scendo le scale lentamente, ho una paura folle di cadere, e quei gradini mi sembrano infiniti, so che, quando arriverò in fondo, lo vedrò… Inizio a chiacchierare con le mie amiche per evitare di pensare a lui, pochi metri distante da me. Il cuore batte forte, e quando lo vedo, davanti a me, venirmi incontro pronto ad abbracciarmi, mi sembra così bello che sembra superare tutti i miei sogni. ed ecco, l’abbraccio che aspettavo da giorni, il suo sorriso, che mi fa cedere le ginocchia, la felicità è palpabile, come la mia tensione…ci sediamo sui divanetti a parlare, e non sento, non vedo, altro che lui, come se fossimo soli, noi, in mezzo ai suoni, alla gente, al resto del mondo. “Questo è il tuo ragazzo?”, chiede una mia amica. Oddio. Pensavo che affrontare l’argomento con lui era stata la parte più difficile, quasi non ci credevo nemmeno io, da tanto mi sembrava impossibile … ma ora la domanda è stata fatta, la verità si è manifestata, e dalla verità non si scappa?. “Sì”, rispondo con un moto di orgoglio. Ed ora che l’ho detto, ne sono consapevole. Anche lui. Ci rendiamo conto che è cambiato qualcosa, che non possiamo più continuare a far finta di far finta di niente. E poi è successo. ?Si volta verso di me, ci troviamo faccia a faccia.
La scintilla è stata intensa: le linee rette partite dai nostri occhi colpiscono i rispettivi punti, bruciando le nostre pupille al punto tale da far abbassare le palpebre e avvicinarsi in quello che sarebbe stato il nostro primo, plateale bacio.
Ed è stato un magnifico bacio.
Prima di allora, sai già com'era il nostro rapporto: un peso da portare sulle spalle. Io, la sfigata della classe, e lui, il ragazzo amato e odiato dall'intera scuola. Come poteva funzionare?
Eppure stava funzionando.
Le sue labbra calde e morbide, l'odore della sua pelle che tocco con le mie mani, il sapore della passione che trasuda dai movimenti rotatori e decisi: tutto così dannatamente normale. 
Non ci guardava nessuno, ma ci poteva guardare chiunque, finalmente. Ce n'è voluto di tempo e pianto: ma il tempo e il pianto sono niente di fronte al soddisfacente arrivo. 
Dal punto di partenza potresti scegliere di guardare a poca distanza, puoi scegliere di non investire sentimenti o speranze, puoi scegliere di camminare lentamente e prenderti qualche pausa ogni tanto.
Ma quanto può essere soddisfacente l'arrivo quando hai rincorso l'orizzonte con tutte le tue forze, continuando a correre anche nel fango e le sabbie mobili e i rovi che hai trovato sulla via verso l'amore? 
Mi tocca i capelli. Vado in estasi quando mi toccano i capelli.
Vado in estasi.
Ma eccola è entrata Samantha , la più bella ma anche la più stronza della scuola. si fa subito notare: guarda come s'è messa? Con quella mini ascellare si fa guardare da tutta la sala. I maschi : quando vedono sfilare due belle gambe non capiscono più niente.
Hanno in mente tutti la stessa cosa.
E adesso anche lui si è girato, non si è nemmeno preoccupato di me, e di che figura sta facendo. L'ho detto : "Tutti uguali gli uomini" e lui non smentisce la categoria.
Avrei voglia di dargli uno schiaffo, alzarmi e lasciarlo solo. Ma non devo mostrarmi gelosa, anzi devo fargli vedere che sono superiore e non me ne importa un accidente se lui la guarda. L'importante è che lui ha baciato me e non lei.
Aspetto che si giri e mi avvicino, le mie labbra sfiorano le sue e mi bacia con più passione di prima. "Certo,- penso,- si è scaldato guardando quella strega e si sfoga su di me."
-Dai ,andiamo a ballare- lo prendo per mano e lo porto sulla pista, cercando di distrarlo.
Balliamo senza guardarci intorno ed ecco che Samantha si avvicina e mi dice:
-Permetti? Paolo mi ha promesso un ballo ieri a scuola-e me lo porta via ,come se fosse roba sua , personale,il mio Paolo!
"Eh no, bella, se credi di portarmelo via, ti sbagli di grosso" mi verrebbe da strattonarla e buttarla per terra, dove dovrebbe stare,ma resisto. Aspetto l'interruzione della musica e lui che torna a sedersi vicino a me.
Cosa mi dirà adesso?
Si siede accanto a me, io, finta indifferente, sorseggio un cocktail di cui non conosco il nome, ma non importa: contiene una quantità di alcool adeguata a calmarmi i nervi. Restiamo in silenzio per quelli che sembrano anni, i nostri amici sono tutti in pista a ballare, siamo soli. Non parlerò per prima, non parlerò per prima non parlerò prima, continuo a ripetermi, non voglio dargli la soddisfazione di cedere, di mostrarmi insicura. Sono così persa nei mie pensieri, che non mi accorgo che lui si è alzato di nuovo e si è avvicinato alla pista. Lo vedo parlare con Samantha, lei ride, si dicono qualcosa che non capisco, iniziano a ballare. Non ho più voglia di stare qui, solo di andare a casa e rifugiarmi nel letto a piangere. Ma no, un attimo. "Giulia, che cavolo stai facendo? Hai lottato un anno per averlo, hai sofferto, hai consumato il tappeto di camera tua a forza di camminare avanti e indietro pensando a lui, finalmente è tuo, sei riuscita ad arrivare a lui e ed ora accetti che la prima oca che passa te lo porti via?". La vocina nella mia mente ha ragione. Non può finire così, non adesso che ho capito cosa si prova, non posso assaggiare una briciola e poi farmi portare via la torta. Me la voglio mangiare tutta, tutta io. D' istinto, mi alzo, con una sicurezza che non pensavo nemmeno di avere, lo raggiungo in pista, gli sfioro la spalla e, appena lui si gira, lo bacio. Lì, in mezzo a tutti. Non faccio caso all'applauso che si scatena attorno a noi, in quell'istante ci siamo solo io e lui ... fino a quando non veniamo interrotti da ... lei, quella lì, Samantha, insomma, che dice in tono fintamente dispiaciuto "Oh, tesoro, mi dispiace, non sapevo che avessi una... a proposito, lei è la tua ragazza?". Vedi come ti tolgo quel sorriso stupido dalla faccia. Guardo Paolo, sembra arrabbiato. Le prime lacrime affiorano, dentro di me lo prego "forza, diglielo. Diglielo. Paolo... perchè non glielo dici?"
-Una specie...-risponde e mi lascia senza fiato. Le lacrime che stavano per scendere tornano nella loro sede ed io mi sento molto, ma molto arrabbiata! Ma come si permette questo buffone, questo fantoccio che non è altro a negare che io sono la sua ragazza?
-L'hai detto tu che sono il tuo ragazzo- continua ad infierire. Si, è vero, prima di entrare l'ho detto, ma lui non si è fatto problemi a baciarmi e fare lo scemo, fino a quando non è apparsa la bambolona, Samantha. Lei ride, ed io che non aspetto altro che uno dei due faccia una mossa sbagliata le mollo un pugno in piena faccia che la fa cadere a terra. 
-Vai Giuliaaa!- sento gridare dalla zona bar, e se non sbaglio è la voce di Marco, uno dei tanti sedotti ed abbandonati dalla bambolona. Paolo mi afferra per le braccia e mi guarda in modo duro e sprezzante. "Eh no, bello mio" penso, e gli mollo un calcione sugli stinchi che gli fa mollare immediatamente la presa.
-Ma tu sei pazza furiosa!- mi grida e cerca di tornare alla carica, quando per fortuna intervengono le mie amiche a farmi da scudo. Mi trascinano fino al tavolo e cercano di calmarmi pronunciando fiumi di parole che su di me non hanno effetto. Io non le sento proprio, con la testa sono ancora sulla pista da ballo pronta a menare pugni e calci. Li vedo uscire insieme dal locale, lui con il braccio sulla spalla di lei, che tiene premuto un sacchetto di ghiaccio sulla faccia. Spariscono e di colpo mi sento svuotata. L'euforia e la tensione mi mollano e all'improvviso mi rendo conto di quello che ho fatto, di come in pochi secondi abbia rovinato il lavoro di un anno. Mi alzo e corro verso il bagno, mi chiudo dentro ed inizio a piangere disperata, come un neonato in cerca del viso della mamma.
Le lacrime continuano a scorrermi sulle guance, inarrestabili. Sento bussare "Tesoro, sono Arianna... Posso entrare?". Appena entra, la imploro "Portami via da qui".
E' trascorsa una settimana. Paolo e Samantha sono mancati all'appello tutti i giorni, non voglio sapere dove siano e cosa stiano facendo. Nessuno ha commentato l'accaduto, anzi, i miei compagni mi guardano con un nuovo rispetto, quasi con paura. Lunedi, ho chiesto ad Arianna se potevamo scambiarci il posto, non riuscivo più a stare in ultima fila ed avere costantemente davanti quel banco vuoto, preferisco essere in prima e guardare i prof.. Ma non sto male. Pensavo che questa sarebbe stata la goccia che fa traboccare il vaso, invece no. Non ho più pianto, non sono più stata male, mi sento come dopo un incubo: sì, rimani sconvolta, ma sai che non era reale, è inutile angosciarsi per qualcosa che hai solo immaginato. E la storia con Paolo era pura fantasia, tutto frutto della mia mente, ricca di sogni da realizzare ed avida d'amore, e rendermene conto mi ha fatta sentire meglio. Mi sono illusa ed ho sbagliato. Se lo vedessi, gli chiederei scusa per il mio comportamento, metterei un punto alla nostra "storia". Ma, come dice sempre Arianna, non puoi mettere un punto e poi cancellarlo, se lo fai devi esserne sicura, perchè, una volta messo, non ci sono più ripensamenti, non ci può più essere nulla, dopo, solo un nuovo capitolo. Vorrei scrivere, calcare a forza sulla pagina questo segno, così semplice da fare, eppure così difficile, ma non posso, non è ancora giunto il momento. Posso solo aspettare. E cercare di evitare Marco che mi osserva ogni giorno, da lontano. Mi piacerebbe sapere che cosa si nasconde dietro quello sguardo penetrante.

0 commenti:

Posta un commento

Cosa ne pensi?...