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giovedì 27 marzo 2014

Seduta spiritica - quinta parte

SCRITTO DA: PAOLO ALBERTIN - MASSIMO FERRARIS - NADIA FINOTTO

La notte aveva raggiunto il suo punto più oscuro, ben lontano dall'inizio dell'alba. Jacow volava seguendo il suo personale sestante: il richiamo del suo Regno, quella vibrazione occulta che increspava appena il volto butterato della Luna Nascosta, fonte di ogni potere dei folletti Oscuri.
Gnurp al suo fianco non dava segni di risveglio: avrebbero pensato le torture più raffinate a mantenerlo in uno stato di costante orrenda semivita, estraendogli di spasmo in spasmo ogni suo segreto. Al solo pensiero Jacow si illuminò di una gioia malsana. Non fece tempo a percorrere un miglio che percepì attorno a sé come un frullo d'ali. Tutt'attorno il monotono mare di nubi sembrava lo stesso; poi, all'improvviso, Jacow fu circondato da una moltitudine di piccole luci che gli vorticavano attorno. “I fuochi fatui!” pensò Jacow accelerando. L'unica magia che le Regioni di Sotto erano ancora in grado di evocare in modo così intenso; dovevano essersi riuniti in meditazione decine di migliaia di vecchi abitanti per generare uno sciame così numeroso.
Le luci gli si gettavano contro, esplodendo in sbuffi multicolori. Jacow però lo sapeva: ad ogni sbuffo la sua protezione svaniva in modo infinitesimale ma continuo. Provò a scacciarle, ma per quante ne distruggesse altre si sacrificavano senza posa. Accelerò quanto poteva, aprendosi il varco in quella nuvola capricciosa di falene impazzite. Non era ancora debole, si poteva difendere bene, ma era una seccatura andare avanti così per tutto il giorno. All'arrivo dell'alba Jacow accolse la luce del sole e si caricò di energia che racchiuse in un punto infinitamente piccolo all'interno di sé. Poi, come un'esplosione di luce diventò per un istante brillante come una stella esplosa. I fuochi fatui si spensero all'istante ma Jacow fu proiettato in una zona del cielo che non riconobbe subito. Stava sorvolando la Zona di Soyr.
La città di Layr nella Zona di Soyr era la capitale economica e culturale dell'intero regno. Gli gnomi che vi abitavano avevano sviluppato capacità ed intelligenza al di sopra del normale. Sebbene confinassero con la Terra dei folletti oscuri, avevano creato una barriera impenetrabile che li divideva e proteggeva, grazie alle capacità magiche di Lyutor, il Re indiscusso di Soyr. Gnurp era stato ospite più volte presso di lui e aveva imparato molto. Tra di loro si era formata una sorta di alchimia che gli permetteva di comunicare anche senza parlare, garantendo in questo modo la segretezza di formule magiche ed incantesimi. Non occorrevano cerfischi o altri marchingegni, quando uno dei due aveva bisogno dell'altro si concentrava e subito entravano in contatto. Lyutor si era alzato di buon mattino, aveva da preparare il discorso settimanale che veniva trasmesso in ogni luogo della Zona tramite apparecchi amplificatori chiamati fiatrombe. Si era appena messo a studiare l'incipit, che una strana sensazione lo pervase. Alzò gli occhi al cielo e la luce del sole gli ferì gli occhi. C'era qualcosa che lo turbava, sicuramente stava succedendo qualcosa. Si avvicinò alla sferavisione e controllò ogni angolo del Regno, ma non notò nulla di particolare. La minaccia non veniva da li, quindi tornò a scrutare il cielo servendosi di un binocolo in grado di individuare ogni cosa visibile ed invisibile.
-Fuochi fatui...- mormorò tra se. -Le Regioni di Sotto son in allarme per qualcosa...-
Girò il binocolo in tutte le direzioni, poi un luccichio impercettibile attirò la sua attenzione.
-Per tutti i mostri di Gundam!- esclamò zoomando sul particolare. -Ma quello è Gnurp!-
Lyutor stava osservando l'amico sospeso ed incosciente, tenuto in volo da qualcosa che non riusciva a capire, ma sicuramente non si trattava di niente di buono.
Doveva assolutamente capire di cosa si trattava e cercare di salvare l'amico, mentre la sensazione di negatività lo invadeva ogni secondo di più. La "cosa" si stava allontanando troppo velocemente e lui aveva a disposizione solo l'iper-occhio che però non era dotato di lenti oscuranti. Decise di tentare comunque il tutto per tutto per individuare cosa avesse rapito l'amico. -Rumyor! Vai a prendere la Lyuwag, presto! Dobbiamo seguire quella cosa per capire come fare per salvare Gnurp.- Rumyor, il fido scudiero, aiutante, ascoltante, tuttofacente di Lyutor si diresse verso il ricovero della Lyuwag, una fantastica invenzione di Lyutor che era un movicolo fatto come una grande scatola di biscotti all'interno della quale Lyutor aveva posizionato due poltrone per accomodarsi, che aveva sei ruote di un materiale sempre inventato da Lyutor e che aveva chiamato gumy, con all'interno una leva che alzata ed abbassata imprimeva alle gumy un movimento e con la quale andavano assai più veloci dei cavalli. Rumyor saltò sul movicolo e, dopo aver raccolto Lyutor, afferrò la leva e ci mise tutta la forza che aveva per seguire la "cosa" che stava portandosi via Gnurp mentre Lyutor con il suo iper-occhio tentava l'osservazione. Non era facile, la "cosa" si muoveva velocissima e la Lyuwag li sballottava di quà e di là. Nonostante tutto Lyutor capì: - E' lo spirito di un folletto oscuro! Ecco il perchè di tutti quei fuochi fatui! Però lo spirito si è appena ricaricato di luce, possiamo fermarlo solo con l'Amanyta Spegnilux e io, per tutti i Draghi Sputacchianti, non l'ho portata con me! - Ad un abbacchiato Lyutor non rimase che stare a guardare l'amico che veniva trasportato verso il regno dei Folletti Oscuri senza avere nessun'arma per fermare la sua corsa. Ma non era finita qui! Avrebbe fatto lievitare tutto il Regno di Soyr e si sarebbero ripresi Gnurp ad ogni costo!
Però, adesso che ci pensava, poteva fare ancora qualcosa per il suo amico Gnurp. Entrò nella casa più vicina e strappò dalla parete uno specchio, incurante delle proteste del proprietario. Lo specchio era, fin dai tempi più remoti, il mezzo di segnalazione degli allarmi. Ormai era stato sostituito dai cerfischi, comfischi e cerbomerang, ma funzionava ancora . Lyutor manovrò lo specchio con abilità e il riflesso centrò il drappello di guardia sulla torre principale. Immediatamente un altro riflesso si lanciò sui Monti Ardenti. Lyutor sorrise: era fiero del suo popolo che stava all’erta senza distrarsi; non avrebbe fermato il folletto ma gli avrebbe procurato un po’ di dolore. In quanto a sé, aveva molto da fare, bisognava mobilitare un popolo! Jacow non era tranquillo. Sapeva che quel reame rappresentava una costante minaccia alla sua stirpe. Già sorvolarlo lo rendeva inquieto, non sapeva cosa aspettarsi, come quel bagliore che lo precedeva a zig zag lungo le torri e i monti che stava sorvolando in un cielo senza nubi. Stava passando sopra il lago dei Figli Perduti: ancora poco e poi sarebbe entrato nel suo reame. All’improvviso dall’acqua sorse una tromba d’aria che lo avvolse nel suo vortice. Jacow provò ad uscire ma non ce la faceva. “Maledetti gnomi!” pensò tra sé; era senza dubbio l’ultima magia rimasta per cercare di fermarlo. Non ce l’avrebbero fatta, doveva proseguire, ma si accorse che la sua luce stava svanendo. Provò alcuni incantesimi che si infransero sulle turbinose pareti del tornado. Ad un certo punto non ce la fece più a resistere e fu imprigionato nel vortice. Perse la cognizione del tempo fino a quando fu sballottato nel cielo e dopo un tempo che gli parve infinito, cadde a terra pesantemente con Gnurp a suo fianco. Si guardò attorno: era salvo! Riconosceva le terre di frontiera del Reame Oscuro. ?
Era ancora fatto di puro spirito, ma la caduta gli aveva procurato ugualmente dolore. Era affaticato, incapace di compiere qualsiasi incantesimo. Lottare contro il tornado l'aveva svuotato completamente. Impensabile quindi cercare di sollevare Gnurp con il pensiero. Doveva raggiungere il confine che vedeva a poca distanza, una manciata di passi che lo dividevano dalla sicurezza del suo popolo. La barriera che Kyutor aveva creato funzionava con i folletti in carne ed ossa, ma lui, essendo incorporeo, aveva strada facile. Non notò nessuno nelle vicinanze, buon segno, questo gli permetteva di riprendere fiato. Non si accorse che in quel momento Lyutor stava sopraggiungendo dal cielo a bordo della Lyuwag.
-Forza Rumyor, non facciamocelo scappare!- tuonò il Re.
Jakow non ebbe il tempo di fare nulla, una forte luce lo attraversò e si sentì risucchiare in un vortice. Cadde per un tempo interminabile, finchè non si trovò al centro di una stanza cubica luminescente. Sapeva dov'era, e questo gli procurò disperazione. Lyutor teneva in mano un oggetto a forma di dado, la prigione del folletto.
-Ottimo lavoro, Rumyor, ora recuperiamo Gnurp!-
Ma il Re non sapeva che Gnurp non poteva essere svegliato con nessun incantesimo. Solo Jakow era in possesso della formula, poiché legata alla sua persona. Lo gnomo fu portato a palazzo e per tre giorni maghi e sapienti tentarono l'impossibile, sino a quando Lyutor si rese conto che l'unico che poteva salvarlo si trovava in quella scatola di legno posata al centro di un campo di forza.
Doveva liberarlo, anche se questo avrebbe voluto evitarlo.
Da dentro al cubo Jakow vedeva le pareti dello scudo formato dal campo di forza. Era uno spirito per cui i suoi occhi potevano travalicare le pareti, ma per uno scherzo della natura follettica, il legno era l'unico materiale che non permetteva allo spirito di uscire così come invece poteva lo sguardo. La spavalderia sfoggiata fino a pochi giorni prima si era trasformata in disperazione poichè, anche se il suo incantesimo era un tutt'uno con la sua persona, un modo per svegliare Gnurp nonostante lui esisteva e Jakow temeva che Lyutor lo scoprisse. Ma loro erano i Soyr, i discendenti dei depositari del segreto della filasporta e di loro in tutti i Regni si raccontavano tante storie delle quali non si sapeva fino ache punto fossero leggende regnopolitane oppure storie vere. Purtroppo c'era quindi la remota possibilità che Lyutor arrivasse a capire che una via d'uscita esisteva e se fosse stato così lui, Jakow, sarebbe rimasto prigioniero in quel dado per molto tempo, soprattutto dopo che avessero scoperto che il suo incantesimo, se eliminato senza la sua formula, avrebbe cancellato la memoria di Gnurp.
Lyutor a malincuore si diresse verso la stanza dove giaceva il cubo. Arrivò al limitare del campo di forza e si fermò a guardare lo spirito di Jakow. I loro sguardi sbatterono uno contro l'altro, dagli occhi di Jakow uscirono lame di luce bianca che andarono a schiantarsi contro le pareti dello scudo all'altezza degli occhi di Lyutor che sostennero la luce abbagliante e continuarono a fissare lo spirito per succhiargli ogni pensiero. Anche se Jakow era impenetrabile, Lyukor percepì una piccola falla nel suo flusso di non-pensieri. Le loro menti lottarono furiosamente. Lyukor continuava a percepire un varco e decise che prima di liberare il folletto avrebbe fatto ancora un tentativo per svegliare Gnurp.
C’era una sola persona che lo poteva aiutare: uno che esisteva prima dell’avvento della Neomagia; introdotto ai culti misterici così antichi che ormai se ne era persa anche la memoria. Lyutor si fece lasciare all’imbocco di una caverna del Monte Supremo. Esitò un attimo prima di entrare, non sapeva bene chi avrebbe incontrato là dentro, ma si fece coraggio e si inoltrò nel buio fitto. Dopo pochi passi cominciò ad abituarsi alla mancanza di luce, anche perché i flebili riflessi di pietre preziose disseminate sul soffitto gli rendevano la strada meno difficile. Giunse allo slargo della caverna: di fronte a lui, sospeso in aria sopra una colonna di marmo c’era uno gnomo eremita. “Potente Phtah.” esordì Lyutor con fare deferente, “sono qui alla tua augusta presenza per…” l’eremita aprì gli occhi “Lo so bene cosa sei venuto a chiedere. Vuoi una magia contro il re dei folletti. Ti dico subito che è possibile, ma sarai tu abbastanza forte da pagarne lo scotto?” “Quale scotto o potente Phtah?” “Per vincere una tale forza mentale ci appelleremo agli dei sepolti delle Ere Sopraffatte.” Ed indicò un monumento funebre dietro di sé. “Ti doneranno la forza della loro stupefacente crudeltà, ma in cambio dovrai sacrificare tutti i tuoi figli su quell’altare. Sei tu pronto?” Lyutor inorridì al solo pensiero di quella proposta. L’eremita lo guardò e sorrise appena: “Ti si legge sul volto la tua debolezza. In questi tempi non sono più richieste le virtù degli antichi guerrieri. Ma ti voglio comunque aiutare: fai colare qualche goccia del tuo sangue sopra quel piccolo altare dietro di te e raccogli quello che ti viene donato, ti servirà a combattere il tuo nemico.” Lyutor fece così, l’altare si aprì e ne uscì una tromba rilucente d’oro. “Usala per i tuoi propositi, ma ricorda sempre che la sua potenza si rafforza quanto più sacrificherai te stesso. Ora vai.” Lyutor uscì dalla caverna tremando.
-Dobbiamo organizzarci e procedere- Mnop era in piedi su una roccia ed arringava il suo popolo. -E' impossibile tornare indietro, la nostra missione è quella di salvare Gnurp e riportarlo a casa. Quello che ci aspetta è qualcosa di grande e faticoso. Si tratta di attraversare le Terre di Sotto, popolate da creature inferiori, che si dicono generate dall'accoppiamento di gnomi e folletti. Dobbiamo stare attenti; vivono d istinti, non ragionano e sono pericolosi, ma hanno sviluppato la facoltà di riconoscere chi attraversa i loro territori per una buona causa. Non dobbiamo portare armi di nessun genere in modo visibile, questo potrebbe essere interpretato come un attacco.-
-Non possiamo andare tutti, ci sono feriti e donne- disse Dave, mostrando con una mano il popolo. -Occorre scegliere i più validi e lasciarne qui di guardia un paio armati di xamble e spade.-
-Hai ragione, amico mio. Faremo come tu dici. Lascio a te la conta e l'organizzazione dell'esercito.- Dave si sentì nominato generale sul campo e gli altri non batterono ciglio. Per i ragazzi, che sino al giorno prima erano stati dei semplici umani, vivere quell'avventura era come sognare ad occhi aperti.
-Elliott e Brandon, visto che siete feriti, anche se in modo non grave, rimarrete di guardia. Voi due, Jack e Mark, che avete dimostrato abilità nell'usare le armi, farete parte della spedizione.-
Mnop si occupò di rifornire la omnisacca di armi e una discreta quantità di bacche commestibili. La borsa continuava ad immagazzinare roba, pur rimanendo sempre della stessa misura e non aumentando di peso. Due ore dopo, quando il sole era ormai alto nel cielo, il gruppo formato da otto gnomi partì alla volta delle Terre di Sotto.
Il castello di Jakow era silenzioso, gli Huro non si azzardavano ad inoltrarsi nel bosco, nonostante il forte odore di gnomo stuzzicasse le loro narici. I soldati si erano trovati persi senza un capo forte come Jakow e si erano nascosti all'interno delle mura, occupandosi solo della difesa. Si era formato un equilibrio che per Wabas voleva dire attimi di pace. 
Mnop capì di essere entrato nel regno delle Terre di Sotto quando la vegetazione cambiò bruscamente, diventando fitta e quasi impenetrabile. La foresta degli Inganni era il confine con Wabas, così come il fiume Knosso lo era con Gunija. Le leggende narravano di misteri legati alla foresta, primo tra i quali a possibilità di perdersi e ritrovarsi sempre nello stesso punto, girando in tondo, sino a quando le forze venivano a mancare. Prese dalla omniborsa dei cordini rossi e iniziò a legarli ai rami ogni cento passi. In quel modo poteva sincerarsi di compiere un percorso diverso. Altra leggenda narrava che la foresta mostrava animali, ruscelli, vallate che invece non esistevano, spingendo i visitatori disperati a perdersi all'interno, sino alla morte.
-Procediamo in questo modo, se ci accorgiamo di girare in tondo procederemo diversamente. State attenti, tutto non è ciò che sembra, non fatevi abbindolare, ma seguite solo me.-
Nessuno di loro aveva intenzione di lasciare il gruppo, ma le probabili tentazioni indussero Mnop a legare il gruppo in fila indiana per mezzo di un incantesimo incollante.
Un'ora dopo, camminando nel crepuscolo dato dalla fitta vegetazione, fecero la brutta scoperta di trovare un cordino rosso. -Non è possibile!- esclamò Mnop arrabbiato. Poi guardò bene la corda e rise. -Ci vogliono prendere in giro! I Pagah, gli abitanti di Sotto, credono che non mi accorga che il nodo speciale da me fatto sia diverso dal loro, poveretti!-
Non esistevano contatti diretti tra i Pagah e gli altri popoli limitrofi, perciò Mnop non poteva sapere che Lyutor, da altruista e essere generoso qual'era aveva provveduto a inviare eminenti professori di Soyr al'interno delle Terre di Sotto con l'intento di cercare di istruire quel popolo così rozzo e insegnare loro a valorizzare quella regione abbandonata ma dalle risorse immense. Le miniere di gamonio, rarissimo minerale con il quale si alimentavano i generatori di energia in Soyr, erano invece abbondanti in quel mondo senza regole. Fu un cammino difficile, che però con gli anni cominciava a dare i suoi frutti. Le tribù di Pagah si erano organizzate, si era trovato il modo di insegnare una lingua comune e una primitiva forma di governo aveva iniziato a rendere più civili gli interscambi. 
In quel momento il gruppo di otto nani era sotto stretta osservazione da parte di guerrieri Pagah, nascosti sulle cime degli alberi. Secoli di vita selvaggia avevano trasformato quegli esseri in vere scimmie volanti, veloci e silenziose. Saltavano di ramo in ramo e intanto controllavano che il gruppo non andasse a finire nella Regione della Follia, il posto più pericoloso di Sotto.
-Abbiamo bisogno d fermarci a riposare- gridò Mark dal fondo della fila. -Stiamo procedendo da troppo tempo e occorre capire dove ci troviamo. Mnop, non c'è nulla nella omniborsa che ci possa essere d'aiuto?-
-C'è, ma per usarlo dobbiamo trovare un punto in cui si possa vedere il cielo. Potrò così sparare in alto il visozona, che mostrerà in una sfera la vista dall'alto, ma per ora ho paura che non ci sarà possible usarlo.- I Pagah, che parlavano la loro stessa lingua, capirono e fecero in modo che il gruppo prendesse una strada parallela che li avrebbe portati al Prato del Sole.
Decisero comunque di fare una sosta poichè ormai erano molte ore che camminavano. Si sedettero in cerchio sotto la folta vegetazione e Mnop tirò fuori dalla sua borsa svariati tipi di bacche e anche dei piccoli cubetti. I nani sapevano di cosa si trattava e scelsero un cubetto ciascuno, poi presero un contagocce e mentre versavano una goccia sul loro cubetto chiusero gli occhi ed i vari cubetti si trasformarono, sotto gli occhi estasiati degli umani, uno in un gallo arrosto, l'altro in una bisteccona di nutria e così via. Mnop guardò gli umani, sorrise vedendo le loro espressioni e spiegò loro che si trattava di cubibo, il cibo liofilizzato ridotto in cubo che però si trasformava in ciò che ognuno desiderava. Aveva solo un problema: non era nutriente come quello vero e quindi occorreva integrarlo con le bacche. Dopo il loro lauto pasto ripresero subito il cammino anche se Mark, che si era strafogato stinco di cavallo con patate, avrebbe volentieri schiacciato un pisolino. A Jack sembrò di udire un rumore dietro di loro, si voltò di scatto, osservò bene, ma non vide nulla e riprese il cammino. Se avesse avuto lo sguardo di nano avrebbe invece visto due piccoli occhietti dello stesso colore del fogliame che li osservavano arguti. I Pagah, che avevano il dono del mimetismo, li seguivano ormai molto da vicino perchè avevano avuto l'ordine da Lyutor di farli deviare a poco a poco così che neanche Mnop se ne fosse reso conto e in modo da portarli sulla strada che li conducesse dritti al confine con Soyr. Non aveva senso spedirli a Wabas se nè Jakow, nè Gnurp erano lì e non c'era altro modo di avvertirli perchè i Pagah stavano sì imparando molto, ma erano ancora piuttosto riottosi a comunicare con gli estranei. Non era stato difficle deviare il loro cammino, la Foresta degli Inganni non lasciava scampo nemmeno ad un nano multiprevisionale come Mnop.
Camminarono in silenzio fino a che la notte non permise più di avanzare. Si accamparono sotto le fronde di un’enorme albiquercia senza poter accendere alcun fuoco per riscaldarsi. Tutt’attorno, i Pagah sonnecchiavano appesi ai rami più alti. L’alba si fece annunciare dalle albighiande che cadevano in faccia ai nani, svegliandoli in modo brusco. Ancora un mattino di marcia forzata li portò ai confini con Soyr. Quando Mnop se ne accorse non si arrabbiò: c’era sicuramente un motivo per essere finiti laggiù e non a Wabas; gli seccava solo di essersi fatto abbindolare dai Pagah. Non ebbe bisogno neanche di usare il visozona, perché all’improvviso la vegetazione si aprì e di fronte a loro apparve in tutta la sua bellezza il Prato del Sole. Una sconfinata distesa di frumento maturo si stendeva a perdita d’occhio per campi e leggeri declivi fino a confondersi con l’azzurro del cielo percorso da rapide nubi candide. Ad un miglio da loro, al centro dei campi, una casa colonica, rossa di mattoni bruciati dal sole, testimoniava la presenza di esseri viventi in quella splendente solitudine.
Il drappello si incamminò lieto verso il miglior posto di ristoro che si potesse pretendere. Mnop si ricordava di quando, moltissimi anni prima, era stato ospite di un amico del padre: che squisite colazioni, e che allegre giornate trascorse a rincorrersi con i figli dei coloni, flagellandosi con i papaveri che chiazzavano le distese dorate mosse da venti capricciosi.

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