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mercoledì 26 marzo 2014

Mi diresti, per favore, che ore sono?

SCRITTO DA: ANONIMO - MASSIMO FERRARIS - RITA MAURIZI - DANIELA ABBONDI

Ho fretta. Sono studentessa universitaria di corsi inesistenti. Entro nelle aule vuote alla ricerca di qualcosa, ma non so cosa. Le parole astratte paiono proprio per ciò che sono, parole astratte. Bla, Bla, Bla questa bolla di società che sa solo dire :Bla, Bla, bla. Esco. Ho bisogno di fiato, di respirare. Bla, Bla, Bla. Anche fuori fanno : Bla, Bla Bla. Un mendicante mi si avvicina. 
"Scusa non ho tempo, ho fretta. Tanti saluti e buona giornata."
Ma quello non mi lascia, mi tiene per mano. Mi fissa con quei suoi occhi odiosi colmi di pietà.
" Mi diresti per favore che ore sono?" Mi chiede.
" che ore sono? Sul serio mi stai chiedendo che ore sono?"
Rimango ferma. Non so che dire. La gente passa, va. Corre verso qualcosa. Anche se non so cosa. E io verso che cosa corro? Ho tanti sogni e neanche uno realizzato. Perfetto sono un disastro. Sul serio. E non so nemmeno che ore sono. Come faccio a saperlo dal momento che i minuti e i secondi si assomigliano tutti? Mi volto. Il mendicante non c'è più. 
Mi diresti per favore, che ore sono? Mi diresti per favore ,che ore sono? Si ,certo lo so. Sarebbe ora di ridere. Ridere della vita così insensata, anche se solo per non fare Bla, Bla, Bla, per sognare.
Mi accorgo che il pullman sta arrivando e se non mi do una mossa rischio di perderlo. Corro, urto un signore che mi grida dietro qualcosa di incomprensibile. Salgo e scelgo un posto sul fondo. Vengo letteralmente bombardata da mille discorsi che si riversano su me rendendomi zuppa di parole. Bla bla bla, non sento altro, la mia mente si rifiuta di estrapolare qualche frase, per me è tutto brodo primordiale. Scendo alla mia fermata e guardo il cielo, forse l'unica cosa immutevole in questo mondo sempre di corsa. Cellulari, lettori mp3, radio, mi vengono contro, cerco di schivarli e quasi ci riesco, fino a quando non raggiungo il portone di casa mia e mi blocco. Non è possibile, di nuovo lui! Il mendicante si fa avanti, se mi riconosce non lo so, ma la sua domanda è sempre la stessa: -Mi diresti, per favore, che ore sono?- Ma fra tutta l'umanità che gravita attorno, proprio a me deve fare questa domanda, a me che non posseggo l'orologio, che tengo il cellulare spento in borsa. Questa mania del tempo è proprio fastidiosa, la sua è una malattia. Cosa avrà mai da fare di così importante da dover chiedere continuamente l'ora. Ma poi realizzo che quell'uomo, vestito di stracci e dalla pelle rugosa non potrebbe essere li. Il tragitto in corriera è durato più di dieci minuti e sono arcisicura che in corriera non è salito. Sto forse impazzendo o forse l'individuo non è lui? Che si tratti di una banda di mendicanti che invece di chiedere soldi raccoglie tempo? Mi piace l'idea e sto per chiederglielo quando sento chiamare il mio nome. Mi volto e vedo la mamma in arrivo con le solite borse colme di viveri. Siamo solo io, lei e papà e compra come se dovesse sfamare tutto il condominio. Le vado incontro per aiutarla, ma quando mi giro l'uomo è svanito, sparito per la seconda volta. E qui allora comincio a preoccuparmi per la mia sanità mentale. Bla bla bla, mi dice la mamma...
Prendiamo l'ascensore le scorte della mamma tolgono il respiro 
"Io prendo le scale " Sento mio padre intromettersi con i suoi bla bla bla si fanno concorrenza io ho la testa che mi già scoppia . Cerco di percorrere i gradini lentamente sperando che esauriscano le sillabe , sono arrivata al secondo piano ancora uno . Seduto sul pianerottolo di nuovo lui con una mano allungata e l'altra che fa battere sul polso 
"Che ore sono? Che ore sono? "
" Basta " Dico esasperata ma lui insiste , insiste . La sua voce mi martella e raggiunge le mie orecchie mentre salgo 
" Che ore sono?"
" Le quattro " 
Rispondo senza avere la più minima cognizione del tempo
Non lo sento più , mi volto , è sparito. Tiro un sospiro di sollievo . Sono all'ultima rampa e vengo travolta dal ragazzo che sta sopra al mio appartamento 
"Scusa credo di essere in ritardo " 
Corre giù come un ossesso, ma dove diavolo va, uno che non lavora , che non studia e che non ha nemmeno una ragazza!
Sbaglio o il tempo oggi la fa da padrone? Non intendo il tempo meteorologico, ma quello scandito dagli orologi.
-Chi ha tempo non aspetti tempo!- esclama mia madre preparandosi a preparare la cena. E' come la famosa goccia che fa traboccare il vaso. Corro in camera mia e mi sdraio sul letto. Che diavolo sta succedendo fuori dal mio cervello? Lo so, sono sempre stata un po' strana, con la testa tra le nuvole, ma ora mi sembra di esagerare, di non riuscire più ad interagire con gli altri. Mi alzo di scatto e prendo il cellulare. Lo accendo e aspetto di vedere il logo di benvenuto. Due messaggi, e tutti e due di Gaia. Non ha niente da dirmi, mi chiede se voglio uscire a fare due passi dopo l'università. Guardo l'ora sul display e penso che un giro ci sta. "Ok, ci vediamo sotto casa tua" rispondo, poi afferro giacca, bacio mamma e le dico che per cena sarò a casa.
Fuori c'è la solita cacofonia di bla bla bla ed io mi incammino senza voltarmi ad ascoltare nessuno e raggiungo casa di Gaia. Mi blocco, perchè noto che la mia amica sta parlando con il mendicante. Mio Dio, ma allora è una persecuzione! Mi sento la protagonista di un film horror. Gaia mi vede e mi raggiunge, sul suo viso regna sovrano il dubbio. -Che cè?- chiedo. -Che voleva quello?-
-Una cosa strana...- risponde, poi si ferma. Io non sto più nella pelle e cerco di suggerire il seguito: -Ti ha chiesto l'ora?- 
-No, mi ha detto: quando incontri la tua amica falle una semplice domanda, lei prima o poi capirà il suo significato. Fagliela, prima che per lei sia troppo tardi.-
Ho paura a chiederlo, ma lo faccio: -E... sarebbe?-
-Mi diresti, per favore, che ore sono?
Mi si gela il sangue nelle vene. Cosa avrà voluto dire? E poi, perché proprio io? Cos'ha a che vedere quest'uomo con me? Comincio a sentire sul collo il fiato del destino. Forse farei meglio a tornarmene a casa. Vorrei solo mettermi nel letto e dormire fino a domani. Ma, alla fine, a cosa servirebbe? Il tempo. Il tempo continuerebbe a scorrere, inesorabile. E se io non ne avessi più? Se questo fosse un avvertimento? Una qualche premonizione? Mi risveglio dai miei pensieri. La mia amica osserva il mio pallore, continua a chiedermi se mi sento bene, ma io, fino a quel momento, non l'avevo proprio sentita. "Sto bene", le dico. Bugiarda. Sto mentendo solo a me stessa. Ho paura. Paura di chiedere perché è così importante che io sappia che ore sono. Mi chiedo se ho dimenticato qualcosa di importante. Mi chiedo se, invece, non abbia appuntamento con il mio destino. Sono giovane, voglio altro tempo. Voglio svegliarmi domani, preparare i miei ultimi esami. Voglio laurearmi. Voglio dire a mia madre che le voglio bene. Voglio dire a mio padre che non ce l'ho con lui per avermi dimenticata a scuola quando avevo solo otto anni. Voglio vedere Venezia. Voglio avere un figlio. Senza rendermene nemmeno conto, realizzo che mi sono fermata a riflettere su ciò che di importante ho nella vita. Mi rendo conto che devo sapere. Ma dove sarà ora quell'uomo che prima sembrava infastidirmi tanto?
Sto vivendo una nuova vita. Mi sono svegliata la mattina dopo e ho aperto la finestra. Il sole ha inondato la stanza con i suoi raggi caldi. Il mondo sotto i miei occhi continuava a girare allo stesso modo, ma in me è scattato un interruttore, qualcosa che mi ha fermato ad osservarlo. I bambini con la cartella che vanno a scuola, sin qui tutto come prima, ma fino a ieri non mi sono mai soffermata ad osservare i loro visi felici, le grida e i giochi, per me facevano parte di un qualcosa di già visto. Ho rotto il velo della superficialità e mi sono resa conto che il tempo è il vero padrone della nostra vita; noi viviamo in funzione di esso, ma con volontà possiamo fare in modo che diventi nostro amico e ci regali la gioia di vivere.
Sono andata in cucina, ho osservato il grande orologio a muro e mi sono persa nella lancetta dei secondi. "Sono le otto" ho pensato e con quella frase ho dato la risposta al mendicante. Si, perchè da quel momento ho capito che il mondo non è solo una serie di bla bla bla che escono dalle bocche delle persone, ma un'energia che ci aiuta ad essere tutti abitanti dello stesso mondo. Ho guardato mia mamma e le ho sorriso. -Oggi voglio venire a fare spese con te- le ho detto. Ho voglia di conoscere il mondo come è, lasciare alle spalle il vuoto che accompagna le mie giornate e ritrovare il tempo, quello buono, quello che ci permette di essere persone.
Non ho più rivisto il mendicante, e forse ripensandoci ora neppure è mai esistito. Anche Gaia sembra non ricordare nulla, ed io non ho voluto indagare oltre. Può essere stato solo un sogno, ma sono felice. D'un tratto sento chiedere: -Scusa, che ore sono?-, mi giro e vedo un bel ragazzo che si rivolge a me. Ha gli stessi occhi del mendicante, ma non mi spavento. -E' l'ora per un caffè- gli dico semplicemente, e rimaniamo a guardarci sorridendo.

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