Generi

domenica 16 marzo 2014

Un'assurda scommessa

SCRITTO DA: GIANLUCA AMBROSINO - MASSIMO FERRARIS - RITA MAURIZI

Sul perchè fosse finito la in mezzo, non aveva tempo di pensare, l'ormai ex impavido avventuriero.
Intanto i raggi del flebile sole stentavano a dar luce e con essa svanivano anche la voglia di goliardia e ilarità.
Dei rumori improvvisi, "forse un cinghiale, oppure un altro famelico animale". Mentre Marco pensava questo, davanti a lui si persentava la notte e con lei la fame, la sete, il freddo.
Pian piano la luce fuggiva e con lei scivolava lenta la retta via.
Il respiro batteva con cadenze irregolarmente in aumento e, intorno, come un coltello, il silenzio lo trafiggeva da parte a parte.
Anche il rumore dei suoi passi lo terrorizzava. Muoversi o morire di paura.
Dilemma che lo tormentava da una vita. Ed ora capiva che poteva essere giunta alla fine.?
Un ultimo dell'anno con amici, poi la scommessa sul suo senso dell'orientamento, la scelta fatale e forse definitiva di mettersi in gioco, per la prima volta.
L'unico calore che sentiva era quello del suo sangue, che caldo usciva da labbra lacerate da tremanti denti.
Il corpo era foglia battente alla corte di Eolo, nella mente riaffioravano le preghiere che tanto a lungo aveva disdegnato di recitare.
Ventiquattro anni e, ormai solo un miracolo poteva salvarlo.
La scommessa era nata per gioco, per colpa di quell'imbecille di Matteo, sempre pronto ad inventarsele tutte pur di movimentare la serata.
-Scommettiamo cento euro- disse mettendo la banconota sul cofano della sua macchina. Era quasi l'una di notte, i fuochi d'artificio erano terminati da un pezzo e noi sei eravamo brilli. Tre coppie di ragazzi fuori da una discoteca di periferia, davanti al bosco che divideva la città dalla campagna. 
-Ci sto- rispose Luca, mettendo mano al portafoglio. -Che dobbiamo fare?-
Matteo ci pensò un po' su, come per cercare l'ispirazione. Luana, la sua ragazza, gli si strusciò contro sussurrandogli che aveva altri progetti, che non uno stupido gioco. Anche Monica, la mia, continuava a mordicchiarmi l'orecchio con la speranza che ci saremmo appartati.
-Tu ci stai?- mi chiese, vedendo che i soldi non apparivano. Riluttante mi associai anche io e posai la banconota sulle altre.
-Ora facciamo il giochino della bottiglia, e chi viene sorteggiato deve attraversare tutto il bosco e spuntare in periferia. Gli altri lo andranno ad aspettare dall'altra parte. Se ci riesce intasca la “grana”, altrimenti se la dividono gli altri-.
Le donne furono escluse dalla competizione, rimanemmo solo noi tre, seduti a terra a bordo strada con in mano la bottiglia di whisky che avevamo finito di scolare. Matteo la fece roteare sull'asfalto ruvido, che produsse il suono di un ululato, poi si fermò davanti a me, come un dito puntato.
Mi alzai, baciai Monica e mi inoltrai tra gli alberi.
Non avrebbe potuto rifiutare che figura avrebbe fatto difronte a Monica ! Ma la cosa peggiore sarebbero stati gli insulti che i suoi compagni gli avrebbero tirato addosso e per chi sa quanto tempo! Forse sarebbe stato più giusto che toccasse a Matteo visto che l'idea era venuta a lui ma Marco non era mai stato fortunato al gioco e forse nemmeno in amore . Monica stava con lui ma lanciava spesso e volentieri delle occhiate a Giovanni, il più fusto di tutti che non aveva mai voluto far parte della loro compagnia. Troppo superiore per certe cose !
Lui doveva sempre dimostrare qualcosa , comprarsi il rispetto e quanta fatica aveva dovuto fare per farsi accettare dagli altri! Fu proprio grazie a Monica che riuscì ad entrare nel clan ma solo per il fatto di essere il suo ragazzo.
Il freddo diveniva sempre più pungente tanto che a Marco sembrò di non sentire più le mani .
" Accidenti morirò dal freddo se prima non mi sbrana qualche animale selvatico"
Nella sua mente, al contrario di un romanzo o di un film, non echeggiava alcun flash back, anche Monica era una sorda figura all'interno dei suoi pensieri, Giovanni poi, non sapeva neanche chi fosse. Unico imperativo: salvare la sua vita, della quale, ormai, percepiva il tragico epilogo.Il suo corpo iniziò quasi automaticamente ad accatastare foglie e rami e a scavare. L'istinto aveva preso il sopravvento e diceva che l'unica strategia era ripararsi dal freddo. A niente sarebbe servito l'accendino.Lui, abile d'intelletto, ma un vera frana con tutto ciò che concerneva la manualità, si trovava ad agire e a dover sopravvivere.Tra l'altro, anche sul suo intelletto in quel momento nutriva forti dubbi dato che continuava a ripetere a se stesso: "sono un idiota, sono un idiota, sono un idiota!"Le sue mani iniziavano a spaccarsi dal freddo quando trovò un pezzo di plastica, forse la visiera di un casco, segno di inquinamento quindi, di vita. Questo lo rincuorò lievemente, facendogli provare un tepore che durò il tempo di rimettersi a scavare al gelo. Ora, con l'ausilio del nuovo strumento trovato.Il lavoro era giunto ormai al termine e quel calore provato poco prima, pareva iniziare a diventare reale. Aver lavorato per uno scopo, lo portò a sentire una vacua sensazione di sollievo. Gli parve quasi di potersi salvare.D' un tratto un rumore. Continuo frusciare fervido di foglie. I brividi iniziarono ad abbracciare nuovamente il suo esile corpo. Ripiombò immediatamente nel freddo più totale.
La paura iniziò ad impossessarsi di tutto il suo essere , non respirava , non sapeva chi avesse prodotto quel fruscio e non voleva essere scoperto. Sentiva distintamente dei passi , si facevano sempre più vicini ma non riusciva a scorgere niente .
Si raggomitolò su se stesso , con le mani sopra la testa come a proteggerla , dentro di lui si faceva strada la certezza che qualcosa di brutto stesse per accadere. 
Il fruscio si fermò davanti a lui . 
Marco sbirciò tra le sue dita , vide delle gambe immobili a pochi centimetri dalle sue ginocchia. Un odore di tabacco permeava l'aria fredda , una mano lo tirò su come un fuscello. Marco non ebbe la forza nemmeno di gridare . La sua ora era arrivata ne era certo .
-Ecco qui un altro cogioncello!- commentò l'Assistente capo delle Guardie Forestali rivolto ai due colleghi che stavano sopraggiungendo. Marco aveva la torcia puntata sul viso e stava tremando dal freddo.
-Ti è andata bene, ragazzo. Mentre siete a divertirvi noi lavoriamo, per togliere d'impiccio i furbi come voi che decidono di imitare Indiana Jones.-
Il ragazzo si mise in piedi aiutato dall'Assistente e qualcuno gli posò sulle spalle una coperta termica, che in breve lo fece calmare. 
-Prendi questo- qualcuno gli stava porgendo un bicchiere di plastica con del caffè bollente.
-Come avete fatto a trovarmi?- chiese alle Guardie, ancora incredulo per essersi riuscito a salvare.
-Puoi dire grazie a Monica, la tua ragazza. Ci ha subito avvisati, quando ha capito che ti stavi buttando in un guaio. Questa è proprietà privata, una violazione che ti costerà cara.-
Fu fatto salire sulla camionetta e accompagnato dai suoi amici, ormai sobri e in apprensione.
L'Assistente capo tirò fuori il blocco delle contravvenzioni, chiese i documenti a Marco ed iniziò a scrivere. Strappò il foglio verde e lo porse al ragazzo.
-La vostra bravata vi è costata trecento euro. Puoi decidere se pagare subito o altrimenti hai tempo sessanta giorni per farlo in caserma.-
Trecento euro, la somma che avevano scommesso. Matteo guardò Luca, poi porse a Marco la somma. Fu il capodanno della loro vita che non dimenticarono mai più.

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