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mercoledì 26 marzo 2014

Il coraggio di Wolf

SCRITTO DA: MANYLIN MONFREDO - ROBERTO LEONE - MASSIMO FERRARIS - DIMITRI MANFRE' - CLEO PATRA - MIK MIK Z.

C'era una volta, tanto tempo fa, un piccolo lupo che aveva paura della foresta.
Il piccolo lupo se ne stava nascosto tutto il giorno nella tana, protetto dal calore del pelo della sua mamma, e nascondeva il muso per non guardare i suoi fratelli e sorelle che uscivano dalla grotta come se niente fosse.
Quando la mamma usciva per andare a caccia, il piccolo lupo si rannicchiava contro una pietra sul fondo della tana e tremava, tremava tanto che si addormentava, e si svegliava quando la mamma passava la lingua sul suo pelo. 
Un giorno la mamma decise di portare i cuccioli ad esplorare la foresta, perché stavano diventando grandi e da lì a poco avrebbero dovuto iniziare a cacciare da soli.
Ma la mamma lupa, preoccupata che il piccolo Wolf venisse assalito all'aperto da un predatore mentre tremava e guaiva, decise di lasciarlo nella tana. Prima di andarsene gli lasciò un pezzo di stoffa che aveva trovato in mezzo alla foresta e gli diede un buffetto sulla testa con il naso "Torno presto" e se ne andò con i suoi fratelli e sorelle.
Il piccolo lupo si addormentò tremando, come sempre. 
Uno sparo lo svegliò e lui drizzò l'orecchio. Il solito sbattere s'ali, ma nient'altro. 
Silenzio. 
Non c'era nessuno.
La luce arancione del tramonto si stava scurendo a vista d'occhio e la sua famiglia ancora non era tornata. Aspettò una notte e una mattina, il suo stomaco brontolava, ma lui non si muoveva. Aspettò un altro pomeriggio, quando la sera la vicina volpe venne a trovarlo.
Il piccolo Wolf aveva sperato fosse la sua mamma, ma il pelo aranciato gli fece capire subito che non era così. Si rannicchiò dietro la sua pietra e tremò mentre la volpe avanzava, il muso distorto dal dolore. «Piccolino, non avere paura di me» disse la volpe con tono affabile. «Non voglio farti nulla».
Ma Wolf ne aveva eccome di paura. Paura della volpe e di quello che poteva dirgli, e non poteva fare altro che tremare contro la sua grande pietra, ma ormai non abbastanza da coprirlo tutto.
La volpe, capendo che il piccolo Wolf era troppo terrorizzato, fece qualche passo indietro. «Hai mangiato?» gli chiese con voce dolce e preoccupata. Un gorgoglio che risuonò per la caverna fu la risposta. La signora volpe annuì: «Non ti muovere, aspettami».
Wolf sarebbe rimasto lì anche senza l'incoraggiamento della volpe, ma questa volta non si addormentò: un pensiero agghiacciante e lo stomaco vuoto lo tenevano più sveglio che mai.
Dopo due ore la volpe fu di ritorno. In bocca teneva mezzo coniglio. Lo lasciò cadere a terra e disse: «Scusa se non è intero, ma avevo fame anche io. Comunque sei un cucciolo, non dovresti…» si bloccò, vedendo che il cucciolo aveva fatto un altro passo indietro nonostante adocchiasse con occhi famelici l'animale morto. Allora la volpe uscì e, non appena fu sparita alla vista, il piccolo Wolf si gettò sul coniglio, lo portò dietro la sua pietra e lo divorò in cinque bocconi. Si addormentò, ma non fu un sonno tranquillo.
La volpe, intanto, aveva iniziato ad andare da lui almeno una volta al giorno con qualcosa da mangiare tra i denti. Una volta, però, entrò nella grotta col pelo insanguinato e zoppicante; tra i suoi denti c'era una lepre. L'aveva ancora in bocca quando stramazzò al suolo.
Il piccolo Wolf rimase nascosto dietro il sasso, fino a quando capì che la volpe non si muoveva. L'odore del sangue gli faceva ribollire lo stomaco e la vista della lepre era una tentazione troppo forte. Si avvicino, dapprima con circospezione, poi più deciso, sino a quando non si trovò vicino alla volpe. Si accorse che stava respirando e questo lo spaventò, ma sapeva anche che lei era buona e che negli ultimi giorni era venuta nella tana per aiutarlo. Diede una leccatina alla lepre, ma si rese subito conto che aveva qualcosa da fare prima di mangiare. Doveva uscire in cerca di aiuto. Il solo pensiero lo spaventò a morte e lo sguardo andò al masso, unico posto sicuro di cui si fidava. Ma non poteva lasciare la sua amica volpe in quello stato, capiva che stava male, lo percepiva dal respiro affannato. Inoltre una macchia a forma di fiore fioriva sul suo candido manto. Sporse il muso oltre l'entrata e la luce del sole lo colpì con violenza. Vide per la prima volta il mondo e si accorse di quanto era bello. Alberi, erba e fiori erano cose nuove per Wolf, ma realizzò subito che non gli facevano alcuna paura. Inoltre l'erba era soffice sotto le sue zampette ed emanava un odore delizioso. Si guardò intorno, nella speranza di scorgere la mamma e i fratelli, ma ovunque lanciasse lo sguardo non ne vide traccia. Cosa poteva fare un piccolo lupacchiotto come lui per aiutare la sua amica? Prese coraggio e si portò verso la macchia di alberi di fronte alla tana. Da li proveniva un rumore nuovo, che scoprì essere un fiume. Si avvicinò, immerse la zampetta e capì che si trattava di acqua. Ne bevve lunghi sorsi, era fresca e piacevole. Forse avrebbe fatto bene anche alla volpe, l'avrebbe aiutata a guarire. Cercò di afferrarne un po' con le zampe, ma si accorse subito che quello non era il metodo. Wolf si guardò intorno in cerca di qualcosa di utile, anche se non aveva la più pallida idea di cosa cercare.
Il cucciolo di lupo esaminò l'ambiente, ignaro dei pericoli che un mondo, per quanto incantevole, può nascondere. Intento a cercare un modo per aiutare la volpe, il suo olfatto captò qualcosa! Proveniva al di là della fitta boscaglia. Era l'odore della madre e dei fratelli. Sollevato e contento, corse verso quella direzione. Non solo si sarebbe finalmente riunito alla sua famiglia, ma avrebbe trovato un modo, insieme a loro, per aiutare l'amica volpe. Wolf si immerse tra le frasche e continuò a spingere finché non riuscì ad affacciare la piccola testolina pelosa dall'altra parte. Quello che vide con i suoi dolcissimi occhi, lo avrebbero segnato per il resto della sua vita. Due figure alte, che si ergevano su due zampe, trasportavano i suoi fratelli dentro a delle piccole gabbie. Non solo... reggevano un lungo bastone al quale era stata appesa la madre. Notò, nonostante la distanza, la chiazza cremisi che aveva sul collo. Capì subito che si trattava di "cacciatori". La madre gliene aveva parlato tempo fa. Il piccolo rimase immobile, mentre le lacrime gli scorrevano fino a bagnare il suo musetto. Emise dei lamenti e continuò a osservare gli uomini andarsene con il resto della sua famiglia in ostaggio. Si dimenticò della signora volpe e del mondo che lo circondava. Straziato dal dolore e dalla tristezza, Wolf rimase lì per interi minuti, avvolto tra le foglie del cespuglio. I suoi pensieri andarono ai fratelli. Cosa poteva fare? Era solo e la sola amica che aveva era ferita riversa all'interno della sua tana. Il piccolo tornò a lenti passi verso il fiume e notò qualcosa di insolito. Uno scoiattolo che aveva perso l'equilibrio mentre correva lungo un tronco d'albero, venne soccorso da un uccellino. In quel momento, il piccolo Wolf, capì cosa fare. Tornò nella sua tana, avvolse la volpe con il pezzo di stoffa datogli dalla madre e cominciò a trascinarla all'esterno. Una volta fuori, Wolf cominciò a ululare: "Aiuto"
Tanti occhi luminescenti uscirono dal buio delle loro tane e si avvicinarono guardinghi al piccolo lupo che pareva trattenere una vittima tra le proprie fauci. Due cuccioli di volpe annusando l'aria captarono l'odore della mamma. "Ti prego, non ucciderla senza di lei siamo persi". Wolf intenerito posò con delicatezza il fagotto a terra. " Non voglio farvi del male, la vostra mamma è stata ferita dagli esseri che si ergono su due zampe e i miei fratellini sono stati rapiti, ho bisogno di aiuto". Dall'alto di una quercia scese con le ali spiegate il grande gufo, noto per la sua saggezza e la sua conoscenza di erbe mediche. " Curerò io la povera volpe, starà bene grazie anche al tuo coraggio, ora devi correre dalla tua famiglia, i tuoi fratelli hanno bisogno di te". Il piccolo Wolf che fino a poco prima tremava come una foglia per la paura, si sentì improvvisamente forte e coraggioso. Un gruppetto di volpi, riconoscenti per il soccorso di volpe, gli si affiancò, sarebbero partiti tutti insieme per liberare i lupacchiotti. Wolf ululò alla luna sperando che le sue grida raggiungessero i fratelli, altri ululati gli risposero e in men che non si dica una decina di lupi si parò dinanzi a lui. Ormai forte e sicuro di sé, Wolf si avviò con la strana spedizione per andare a liberare la sua famiglia.
L'oscurità della notte era dalla sua parte, avrebbe reso il piccolo gruppo difficilmente individuabile.
Quanto saranno pericolosi questi esseri bipedi? Si domandava Wolf, continuando ad annusare l'aria in cerca di tracce, visto ciò che avevano fatto, concordò che fossero piuttosto temibili, come la puzza che lasciavano dietro di se, facilmente rintracciabile.
Finalmente sbucarono in una radura, dove un fuoco al centro la illuminava, Wolf riuscì a vedere i suoi fratelli chiusi in una gabbia vicino ad un carro, che, con la coda tra le zampe,? guaivano e tremavano per la paura. Poi ebbe una stretta dolorosa al cuore, vedendo come era stata ridotta sua madre; Ne era rimasto solo la pelliccia. Non poteva più far niente per lei, ma doveva liberare i suoi fratelli. Dov'erano gli esseri umani? Non li vedeva, ma sentiva il loro odore. I lupi provarono a mordere le sbarre della gabbia per liberare i prigionieri, ma non riuscirono neppure a scalfire quell'oggetto lucido e duro.?
Non c'era altro da fare che affrontare gli umani. Wolf sentì il loro russare provenire da dentro un casottino di legno. Infilò il muso nella fessura della porta e l'aprì. Col cuore che martellava, entrò e cominciò a ringhiare sonoramente col pelo ritto. Gli uomini saltarono per lo spavento e rimasero immobili, presi di sorpresa, si accorsero di non avere a portata di mano le loro armi.Wolf stava cercando di dirgli "Liberate i miei fratelli e ce ne andremo senza farvi alcun male."Ma purtroppo gli uomini non capivano.Allora a capo basso e con cautela si avvicinò a uno di loro che urlò di paura, gli afferrò un angolo del pantalone e tirò. L'uomo scese dalla branda e seguì il lupo che si fermò vicino alla gabbia dov'erano rinchiusi i fratelli. Un colpo riecheggiò...  

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