Generi

giovedì 27 marzo 2014

Buon compleanno

SCRITTO DA: ROBERTO D'ARGENTO - MARINA MIA - MASSIMO FERRARIS - MARISA CAPPELLETTI - PAOLA ROELA - FRANCESCA P.

Gli anni sono, un calendario che non serve. Il compleanno è lì a ricordarti che sei, più vecchio di un anno e... chi se ne frega. Oggi il telefono impazzisce, facebook pure. Ci sono quelli inaspettati, quelli dovuti ai quali, che fatica rispondere. Quei messaggini a cui vorresti dire: " ma vaff..."
Poi c'è lui, con quegli occhi strepitosi. Lui che, ha preparato una sorpresa. Certo, lo ha aiutato papà ed è fatta con le sue mani. Quelle mani che prima di ogni cosa hanno stretto un tuo dito ed hanno creato un contatto supremo che ha cambiato la tua vita. Lui che non sa bene cosa sta facendo ma sa bene, che ciò, ti regala un sorriso ed è quello, che vuol vedere nel viso di sua madre. Lui che a volte ha visto tristezza e, non sa perché, ma non gli piace e allora, fa il matto, cattura l'attenzione a costo di sbagliare ma, ci è riuscito. Ti ha distolto da quei pensieri, brutti, che ti allontanano da lui. Lui ha bisogno di Te. Del resto non gli importa. Essere madre vuol dire: essere madre e nient'altro. Essere madre vuol dire: compleanni che vanno, torte obbligate e i piatti della festa che tanto, laverai sempre tu.
Spente le luci ti accorgi che sei ciò che sei perché dai, solo dai, sempre dai. Quello che hai ricevuto in quell'unico giorno, ti farà compagnia per tutti gli altri, ti basterà. Quelli che ricorderai saranno i suoi e quelli si che, conterai uno ad uno. Essere madre è il più grande regalo, il più prezioso ed infinito.
"Buon Compleanno"
La mattina della domenica il profumo del caffè riempiva la casa all'alba. Il suono della macchina da cucire in sottofondo ci diceva che lei era sveglia da ore e aveva cominciato già a dedicarsi al suo lavoro in casa. Si, proprio così. Il lavoro a casa non erano solo le solite faccende domestiche. Le pulizie iniziavano quando la luna era ancora alta nel cielo e il sole cominciava a farsi strada verso il buongiorno. Appena aveva finito di resettare ogni cosa lasciava che l'odore del caffè riempisse tutta la casa mentre metteva a scaldare il latte per la prima colazione. Ancora piccola non avevo molto coscienza di ciò che significava alzarsi e trovare la colazione pronta. Ma da adolescenti cominciai a coglierne il senso. Mentre mi versava il latte e lo macchiava con il caffè chiacchieravamo. Tutto iniziava con il "programma" della giornata, la spesa da fare, il pranzo da preparare, commissioni da sbrigare. Tra una lista della spesa e la nuova ricetta sullo sformato che voleva preparare mi lasciava lo spazio per raccontarmi. Non so come ci riuscisse, so che il suo calore mi avvolgeva e la confidenza era naturale. Così le raccontavo del mio amore per Luca, della sua indifferenza e di quanti esami avevo ancora da fare. Lei ascoltava e nel frattempo mille cose tra le mani. Poi arrivava il giorno del suo compleanno. Io ero pronta da giorni, con papà avevamo già comprato il regalo e ordinato la torta, insieme avevamo buttato giù un menù speciale, la tavola era splendida, il servizio di piatti, "quello migliore", i bicchieri di cristallo ed un mazzo di fiori pieno di lilium e tre rose. La mamma rientrava un po' prima da lavoro e noi tutti pronti per festeggiare. Non era una sorpresa per lei ma il suo sorriso felice riusciva a farci credere che non se l'aspettava. Poi, le candeline soffiate, le risate e ... "Buon Compleanno di cuore mamma, tu sei speciale e preziosa per tutti noi, auguri".
Mi ricordo quando un giorno, rientrando a casa, l'ho vista seduta in cucina a fissare il nulla. Mi sono spaventato, credevo le fosse successo qualcosa. Avevo sedici anni e per me la mamma era più che una genitrice, era una confidente. Mi avvicinai e lei mi sorrise, come faceva sempre ogni volta che le andavo vicino. Ma questa volta il suo sorriso era triste, perchè un velo di lacrime le copriva gli occhi. “Che succede”, le chiesi. “Niente, non ti preoccupare. Sono cose mie, cose che vengono in mente ad una povera scema”. Non volle dirmi altro, e per qualche giorno lasciai stare. Forse eravamo io e mia sorella a preoccuparla? Non ce la facevo a vederla così, così una settimana dopo decisi di prenderla di petto. Avevo sedici anni ed ero in grado di capire le cose.
Lei si mise a ridere, per la prima volta da giorni e quella mia caparbietà l'aiutò a superare il trauma personale. Cosa era, direte voi? Una data, il suo compleanno, che quell'anno la traghettava in un'altra fase.
“Faccio quarant'anni” mi disse, questa volta ridendo. “Tra un mese entro negli anta e mi sento così vecchia!” Ci abbracciammo e mi unii anche io alle sue risa. 
Oggi, ripensandoci, ho un brivido; altre decadi sono passate, ma le ha affrontate con naturalezza, accettando il tempo che passa con grazia ed eleganza. 
La guardo, ancora nella sua cucina, ora sola senza l'uomo che le è stata accanto per una vita, papà, ma è serena, sa che accettare il tempo è la vera forza per continuare. Quest'anno, che compie tre quarti di secolo, ha espresso un desiderio: imparare ad usare il computer e navigare su internet. Che si può chiedere di più da una mamma che a quarant'anni, una vita fa, si sentiva già vecchia? Nulla, di rimanere sempre e solo lei. Buon compleanno, mamma...
Lo scorso mese di gennaio ho compiuto gli anni. Quanti? Laciamo stare. Ma tanti, troppi.
Non mi sento una vecchia donna che tutto ha dato, una vecchia madre che ora ha bisogno dei figli, una vecchia compagna senza più sentimenti.
Sono la donna completa che il passato ha portato fin qui, compleanno dopo compleanno, dolore dopo dolore e gioia dopo gioia. Sono la madre che riesce ad essere amica e complice, una di quelle madri che non sa fare dolci, ma che sa dare con la severità necessaria tanta dolcezza, che sa ridere, giocare e cantare con i propri figli. Sono la compagna che nonostante tanti compleanni da dimenticare é ancora qui, a volte triste, a volte allegra, ma sempre con la volontà di essere giovane nell'anima e nel cuore.
A volte mi dimentico dei compleanni degli amici e magari anche dei parenti, ma non penso sia così importante un giorno solo, l'importante é ricordarsi di chi ti sta a cuore per tutto il resto dell'anno.
Ho compiuto gli anni a settembre, nè pochi, nè molti, una via di mezzo, ma quello che davvero mi fa più impressione è che mia figlia, tra poco, ne compirà diciotto. 
Fin da quando era piccolissima, abbiamo creato un legame speciale, unico, che non si è mai spezzato. Le ho sempre detto la verità, di tutto, su tutto, anche quando, forse, era troppo piccola per capirla e affrontarla. Ma lei mi ha ripagato con un amore incondizionato, dicendo a sua volta, sempre, la verità. Raccontandomi tutto, della sua vita, della sua esperienza a scuola, dei primi amori, delle prime sofferenze, delle amicizie, quelle importanti, di tutta la vita, e di quelle che l'hanno profondamente delusa. Non c'è giorno che non torni da scuola, in cui non mi racconti cosa è successo, quello che le è piaciuto, quello che l'ha fatta arrabbiare. E non esiste una festa tra amici, o a una cena con i compagni di classe, di cui io non sappia anche il minimo dettaglio.
Tra poco i 18. Ancora un ultimo anno di scuola superiore, poi prenderà il volo, verso l'università, un'altra città, un'altra vita. Ho fatto di tutto per renderla autonoma, libera, indipendente, e lei, rispondendo in pieno alle aspettative, lo è diventata.E non riesco a pensarci.
Non posso pensare di non accompagnarla più o riprenderla da scuola, di non sentire più la sua risata cristallina, quando la campanella squilla, o di vederla scendere le scale del liceo, con un muso lungo fino ai piedi, per qualche, a suo giudizio, ingiustizia, perpetrata dai professori.
Resterò sola, con mio marito, suo padre. Mi dispiace. Poi, guardandola, vedo che splendida persona è diventata, con degli ideali, e soprattutto, con un sogno da inseguire, e la forza e la volontà di realizzarlo. Allora penso, come madre, di aver fatto un buon lavoro. E sono felice.
Ore 03:55 – suona la sveglia, puntuale come ogni mattina da quattro anni e mezzo. E’ il giorno del mio compleanno ma per me è un giorno come tutti gli altri. Sono una madre e come tale mi alzo senza far alcun rumore, in effetti è ancora notte, i miei tre pelosetti mi accompagnano in bagno, a turno si godono qualche carezza che ricambiano con preziose fusa. Lavo il viso con l’acqua di rose, poi con una mano stendo la crema, ormai non sono più così tanto giovane da poterne fare a meno e con l’altra gioco con loro. Poi di corsa in cucina, la precedenza naturalmente va ai mici, cambio l’acqua, aggiungo la pappa, una spremuta d’arancia veloce per me e raggiungo il mio Ema in cameretta. Lo osservo per un attimo, mi piace tanto guardarlo mentre dorme sereno, quasi avvolto da uno strano mistero. Sfilo la sponda, di solito non si accorge quando lo vesto per portarlo come un fagotto in macchina. Ma oggi è diverso, è come se avesse impostato la sveglia, apre gli occhi e mi sussurra: 
- “auguri mammina, hai visto che mi sono ricordato?”-
- “Grazie Amore mio, ma ora dormi ancora, vieni, ti porto dalla nonna” –
Lo prendo in braccio e lui mi abbraccia forte, e io nei suoi abbracci mi perdo sempre. Mentre scendo le scale per raggiungere la macchina, già dorme.
Hai perfettamente ragione Roberto d’Argento, essere madre è il più grande regalo, il più prezioso ed infinito, quello che mi commuove sempre.
Ad ogni mio risveglio, ringrazio la vita.

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