Generi

giovedì 27 marzo 2014

La "scappatella"

SCRITTO DA: PAOLA ROELA - MARINA MIA - MASSIMO FERRARIS - RITA MAURIZI - ANONIMO

E che credevi? Che t'avrei lasciato? Ti sarebbe piaciuto! Eh sì! Sicuro!
Caro mio no, in quest'atto ingrato, te la devi cavar tutto da solo.
Pensa, quando me l'hanno riferito, ho detto, dentro me: "che fantasia!"
e invece, guarda un po', sei impallidito e, a quanto pare, non è una bugia.
Che non mi tocchi più è una vita intera, ma, pensavo così, non sarà niente,
certo, è solo una nube passeggera, e invece è un temporale persistente.
Allora, che si fa? Vuoi andar da lei? Sia chiaro, bello mio, non ti trattengo,
sarò un pò ingenua, sì, ma non son fessa, e bada che alla dignità mia ci tengo!
Scegli dunque! Me o lei, non hai nessuna altra alternativa,
non ho rancore, solo tanta pena, ma svelto, prima che passi all'invettiva!
Te ne vai, quindi. Ormai hai deciso. Bene. Da una parte t'ammiro. Hai del coraggio.
Ma non chiedermi questo, sei un infame, se, prima di partire, vuoi un abbraccio.
Lasciami sola, col dolore mio. Tu corri, va' da lei. Buona fortuna.
Non è un arrivederci, è proprio addio. Non c'è bisogno che fai questa scena.
...
Te ne sei andato ormai già da tre mesi. Telefoni ogni giorno alla bambina,
ma per me, dopo gli anni condivisi, nemmeno una parola, che sia una.
Mi chiedo in che ho sbagliato, ma non riesco, a trovare una risposta decisiva.
Comunque, adesso basta. Me ne esco, con la bambina mia. Lei, almeno, è viva.
Quella rabbia mista a dolore ha il sapore del vuoto. Le parole attraversano l'aria ed il loro suono è così forte da poter uccidere chiunque. Ma nel buio della sua stanza, tra le lenzuola fredde e la luce della luna tutto è vuoto, la ferita sanguina, l'assenza è presenza dolorosa. Così raccoglie i suoi pensieri e su un foglio bianco traccia il sentire della sua anima, parole che mai nessuno ascolterà....
"Non ti prometto che tutto sarà diverso
non ti dico che cambierò
la vita ci plasma e ogni giorno ci rende diversi,
ci allontana e ci fa guardare orizzonti nuovi
dove il tramonto sembra l'inizio di una vita nuova
piena di ciò che abbiamo nel cuore.
Io oggi non sono il tuo giorno da ricordare,
non sono la tua notte di follia,
ma ti voglio bene
sei l'altra metà del mio cielo,
sei l'abbraccio che mi fa respirare,
sei i baci che mi riempiono il cuore,
sei le carezze che mi fanno vibrare,
con te io sono a casa, torna."
Raccolgo quelle parole scritte di getto e mi fermo a pensare. La morsa che mi stringe il cuore si fa sempre più dolorosa. Sento di essere l'unico carnefice in questa storia consumata da anni di incomprensioni. Lei, la "mia stella del mattino", come amavo chiamarla quando ci svegliavamo rimanendo abbracciati infiniti minuti. Lei, che gli anni non hanno scalfito il suo amore per me. Lei, la madre di mio figlio,compagna di vita e amica.
Mi detesto per ciò che ho fatto, per aver spento la fiamma della nostra unione. Cosa resta di una storia consumata in incontri clandestini, cosa resta di un amore maturo e schiaffeggiato. Nulla, solo polvere tra le dita. Sono seduto su questo letto e guardo la lettera che hai voluto farmi avere; capisco che mi vuoi perdonare, ma sono io che non riesco a farlo, con me stesso. Non mi sento più un uomo, quella persona che ti aveva preso per mano e accompagnato in una nuova vita. Ho voluto rendere tutto arido per colpa di una donna a cui non interesso, che mi ha usato, sfruttato e gettato via. 
"Sei l'altra metà del mio cielo, sei l'abbraccio che mi fa respirare, sei i baci che mi riempiono il cuore, sei le carezze che mi fanno vibrare, con te io sono a casa, torna."? Piango e singhiozzo per quello che ti ho fatto. Non merito il tuo perdono, non sono pronto a tornare indietro e fare finta di nulla. E' una macchia troppo grossa, come un tumore incurabile che non puoi estirpare. So di amarti, anche se non riesco a dirtelo a parole. Ho paura di incontrare i tuoi occhi e di non riuscire a rimanere a galla. Non ti chiedo il perdono, non lo merito. Rimango qui, con le lacrime che bagnano il foglio, con le parole che lavate dalla tristezza e dal rimorso scivolano, confondendosi e lasciandomi morto dentro.
Non ti odio per quello che hai fatto perché il mio amore non permette all'odio di entrare. Vorrei, sarebbe più facile , sarebbe tutto più semplice perché forse riuscirei anche a vendicarmi , gettandomi magari sul primo arrivato. Ma non posso e non voglio . Se tu sei andato via forse sono io che l'ho permesso , forse sono io che non mi sono accorta che ti stavo perdendo , forse sono io che mi sono allontanata da te per prima . Non vivrò colpevolizzandomi no, magari ti aspetterò per un po' , per molto tempo, per tutta la vita o attenderò che la ferita smetta di sanguinare. Non lo so, adesso c' è spazio solo per le lacrime.
Chissà se la ferita smetterà di sanguinare prima o poi. Mia figlia mi sorride. Lei è davvero la mia forza. Mi tiene il cuore ferito tra le mani. Sanguina, sanguina nero. Mi viene da piangere, ma non voglio bagnare il volto di mia figlia con le lacrime. Lacrime che trattengo, che non bastano mai. Vorrei chiedermi perché, ma a volte le distanze non hanno un perché. Il filo che ci teneva uniti si è spezzato. Ci sono momenti in cui vorrei ricominciare, fare un nodo più stretto. Ma se hai deciso accetterò. A volte l'amore fa fare di queste sciocchezze. Sento che il cordone ombelicale, é l'unico vero filo, l'unica vera non sciocchezza, per cui valga lottare. Piango e sorrido.
Ho comprato dei fiori, un mazzo di gerbere, quelle rosse che lei ha sempre amato. Hanno un significato importante per noi, sono quelle che le ho regalato al primo appuntamento, quelle che ha trovato sul comodino dell'ospedale quando è nata nostra figlia e quelle che le mandai insieme ad un biglietto la sera in cui le chiesi di sposarla. C'era scritto il nome del ristorante dove l'avrei aspettata e quando arrivò le feci la dichiarazione, proprio come in un film, davanti a tutti, mi misi in ginocchio, aprii l'astuccio con l'anello e le chiesi se mi voleva diventare mia moglie. Per me esisteva solo lei... per me esisti solo tu... Lascio il mazzo davanti alla porta di casa, so che in questo momento è all'asilo con la piccola. Nessun biglietto questa volta, ma un tacito invito al nostro ristorante. E' mattina, ma non ho nulla da fare tutto il giorno. Ho preso un giorno di ferie e ho deciso di passarlo qui, seduto su questa panchina di fronte all'insegna "dal vecchio pescatore". Non mi importa se dovrò aspettare tutto il giorno, io di qui non mi muovo e aspetto. Aspetto di vedere arrivare lei, la bellezza luminosa del suo viso, l'incedere lento dei passi e spero in un sorriso. Ho voglia di perdono, anche se so di non meritarlo. Ho voglia di ricominciare e camminare in un futuro diverso, dove le nostre anime siano una cosa sola. Ho capito cosa vuol dire tradire: far più male a se stessi che alla persona amata. Questa "scappatella", come le chiamava mia nonna ed io ero troppo giovane per capire, ha lasciato in me il vuoto, che solo lei e nostra figlia possono riempire. Mi tiro su il bavero del cappotto e rimango ad osservare l'entrata del ristorante. Starò qui e non mi muoverò: hai tutto il tempo che vuoi, amore mio...

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