Generi

martedì 25 marzo 2014

Passato/presente

SCRITTO DA: LUCEDORIENTE - MASSIMO FERRARIS - RAFFAELE MERLONI - ELENA SOTERA 

Ciao.
Ciao.
Era percettibile quell'imbarazzo dopo tanti anni, dopo tante scelte divergenti, dopo non essersi visti per tutti quegli anni. Rachel era sempre bellissima, lo sguardo un po' da bambina di 10 anni prima la, nonostante tutte le cose passate, la vita vissuta, un marito e una bimba bellissima.
Si sedettero ad un tavolino appartato, il marmo freddo assomigliava un po' all'istante che stavano vivendo. Beh, Mr Big, come stai? Gli chiese Rachel senza indugiare. Alessio rise appena e gli occhi gli diventarono lucidi. Bene credo, nervoso. Non so perché ti ho chiesto di rivederci dopo tutti questi anni. O forse lo so e so che anche tu lo volevi.
Lei allungò la mano verso il centro del tavolo ma senza accennare a prendere la sua e lui rimase a guardare il movimento, come fosse al rallentatore, poi sollevò gli occhi verso di lei. Lei lo guardava, lo guardava sempre, ogni volta che erano stati assieme lei non gli staccava mai gli occhi di dosso e anche quella volta non faceva eccezione.
Rachel, perché hai accettato di vedermi? Perché mi hai detto di sì?
Perché tu sei tu, lo sai bene. Sei Alessio, l'Alessio che mi mandava in estasi al solo pensiero. Tu sei tu e chiunque ha sempre perso al tuo confronto. Gli occhi che mi brillano quando mi scrivi e il crampo allo stomaco quando ti penso. Sei la persona che fa da metro a tutto nella mia vita, che non riesco a cancellare, che non voglio cancellare. Sei in un posto non definito nel mio cuore, in un angolo riservato a te e non sarai mai un amico, mettitelo in testa. 
Poi si zittì un attimo, solo un istante ...ti sei lasciato sfuggire una grande occasione. Scemo.
Mi svegliai di soprassalto, con ancora negli occhi il viso di Rachel. Vicino a me Luana dormiva serena, il respiro regolare. Non era la prima volta che la sognavo da quando l'avevo incontrata per caso in centro il mese prima. Era stata lei a chiamarmi, con il solito nomignolo che mi aveva appioppata quando uscivamo insieme: Mr. Big. A cosa fosse legato non ricordo, forse per il mio essere sempre al centro dell'attenzione quando ci si trovava in compagnia. Erano anni che non lo sentivo, ma mi girai immediatamente al suono della sua voce. Fu un incontro casuale, tra vecchi amici, un caffè due chiacchiere, lo scambio del numero di cellulare e il classico "ci si vede". Nulla più.
Non avrei mai immaginato che quei cinque minuti avrebbero ossessionato le mie notti; la vedo in un parco, con il marito e la bambina più distanti vicino ai giochi. Io quei due non li ho mai visti, ma nel sogno hanno una fisionomia ben definita e mi sembra ormai che facciano parte della storia.
Mi alzo e vado a bagnarmi il viso. Lo specchio mi rimanda l'immagine di un trentenne dalle occhiaie profonde. Non ho mai avuto problemi col sonno, ma da quando ho incontrato Rachel mi sembra di non riuscire a dormire più di due ore filate.
Decido che è il momento di mettere fine a questa ossessione e l'unico modo per farlo è usare il numero che mi ha lasciato. Ma cosa le posso dire? Ho bisogno di parlarti, sei diventata la mia ossessione, scusa ma penso che sono ancora innamorato di te? Mi blocco ad osservarmi e l'ultimo pensiero vortica nella mia mente, picchiando sulle pareti della scatola cranica. Che sia potuto succedere davvero?
"Pronto?" "Sì, chi è?" "Alessio Zamperini. Con chi parlo?" "Antonello. Voleva qualcuno?" "....." "Stava cercando qualcuno?" "Vorrei parlare con la signora Rachel Biscaglia." "Non c'è adesso..." "Ah, lei è il marito?" "No, non sono il marito. Sono il padre." "Il padre?" "Che cosa c'è di strano, scusi?" "Nulla, è solo che credevo che la signora Biscaglia fosse sposata." "Ma E'sposata!" "Ah, e lei che ci fa lì?" "Perché, non posso starci? Mia figlia mi ospita per un periodo. A casa mia stanno facendo dei lavori.." "Non sa mica quando torna?" "E' andata al cinema con Marco, tra un pò dovrebbe tornare. Sta chiamando per una cosa di lavoro?" "No, non proprio. E la bambina come sta?" "Alice? Benissimo. E' appena andata a dormire. E'una brava bambina, davvero!" "Ah, e quanti anni ha?" "Ne ha sette. Ma non capisco...lei è un collega di Rachel, un amico?" "Un conoscente. Avevo bisogno di parlarci per una cosa. Anzi, non gli dica che ho chiamato. Non gli dica che Alessio ha chiamato!" "Come vuole. Del resto non sono una agenda telefonica e ho altro a cui pensare!""Bene, allora la saluto. Mi scusi per avervi chiamato a quest'ora...""Un momento, sento la chiave nella toppa! Credo che stiano rientrando..." "Davvero? Beh, non importa...""Ecco, è qui davanti a me, sono appena entrati, ora gliela passo...Racheeeel! c'è uno che ti vuole!" "Chi è?" "Non lo so..." "Pronto?" "....." Pronto??" "Si...pronto..." "Chi è?" "Sono Alessio. non so se ti ricordi di me..." "Non so se mi ricordo? Certo che mi ricordo. Che stai dicendo? E' successo qualcosa?" "No, non è successo niente, è solo che..." "Senti, sono un pò stanca, se non è urgente puoi anche parlarmene domani..." "Posso? No, è solo che...beh, ho delle cose tue che mi sono rimaste. Non so se le volevi, per caso. Mi sono sempre domandato se ti servissero.." "Quali cose?" "Vecchie cose che erano rimaste da me..."
Rachel si ritrovò in pieno centro, di fronte a quel palazzo che tante volte aveva visto prima di allora. Le faceva uno strano effetto; credeva di essersi totalmente liberata del passato e invece sentiva ancora un nodo in gola. Alessio l'aveva colta alla sprovvista quella sera, l'aveva chiamata senza alcun preavviso, insomma non era preparata psicologicamente per risentirlo. Sì, è vero, si erano già rivisti per caso qualche settimana prima, ma era diverso. Lei lo aveva già adocchiato da lontano e si era preparata quel bel sorriso finto e quell'aria disinvolta, aveva recitato la parte della donna felice e dell'amica di sempre. Mentre dentro di sé sentiva una malinconia crescente, la stessa che stava provando in quel momento, la stessa che aveva provato quella sera a telefono. Marco aveva notato questo suo cambiamento e le aveva chiesto chi l'avesse chiamata e lei aveva semplicemente risposto: "Niente di importante, era dal lavoro."
Aveva mentito a suo marito. Perché poi? Che male c'era? Doveva solo andare a riprendere alcune sue vecchie cose. Eppure sentiva l'ansia montare come un cavallo infuriato. Attraversò la strada e scorse dinanzi a sé quel grande portone di vetro, che tante volte aveva varcato. Quanto tempo era passato dall'ultima volta? Quanti ricordi? Tutte le volte che Alessio la prendeva in braccio proprio sotto quel portone, dopo le serate passate a vagare per le strade della città; tutte le volte che lo aspettava sotto a quel portone di vetro e lui usciva facendo capolino e urlando: "Mr Big è arrivato! Dove vuole che la porti, Big Princess?". Sorrise. Quel portone era stato anche il segno della fine della loro storia. Lei che usciva, lui che la inseguiva gridando. Tanti ricordi, tanti piccoli flashback, che le rendevano difficile tornare in quel posto. Ma si sarebbe fatta coraggio, affrontando le sue paure. Così avanzò verso il portone e citofonò.
Anche l'ascensore, col suo ventre piatto, le evocava dei ricordi, ma cercò di buttarli tutti in un angolo della memoria, e così il pianerottolo dove si ritrovò. Si immaginò di trovarsi davanti gli occhi verdi, leggermente scavati, di Alessio e invece la porta di aprì e davanti a lei c'era una donna bruna, magra, con una bocca sottile e occhi allungati. "Buongiorno. Come posso aiutarla?" disse. "Casa Zamperini?" "E' mio marito, sì." Le aveva detto che la moglie sarebbe stata al lavoro, non ci sarebbe stata. La presenza di quella donna mandava Rachel su di giri, le faceva tendere tutti i muscoli, le bloccava le articolazioni del collo. "Volevo parlargli" disse Rachel, e poi aggiunse, mentendo "Lavoro per il suo commercialista e vorremmo rivedere una cosa nella sua dichiarazione dei redditi." "Ah, sì" fece la donna bruna con un sorriso "In queste cose mio marito è sempre un tale distratto! Comunque entri pure. E' uscito a comprare le sigarette e dovrebbe rientrare tra poco." "Vedo che la sua casa è libera!" fece Rachel "La mia in questi giorni è occupata da mio padre, lei non immagina che tragedia!" "Non saprei. Io lavoro in una palestra, alla reception...mi chiamo Luana..." "Anna" fece Rachel, che non voleva rischiare. "a questo punto credo che, se torna, lo aspetterò qui, tanto credo sia una cosa da niente!" 
Alessio aveva una moglie piacente e lei era felicemente sposata con Marco e aveva una figlia. Non poteva che essere una cosa da niente. La donna le preparò un tè e lei si guardò intorno. Vide mille oggetti sconosciuti, fotografie di Alessio con la famiglia. A un tratto, mentre sedeva sul divano, in una piega del cuscino trovò una foto: era di lei e Alessio insieme, quando erano andati a fare una gita in montagna, ai tempi. Mister Big alpinista. Ma che ci faceva lì? Improvvisamente, mentre l'altra le porgeva la tazza, Rachel divenne tutta rossa.
"Mi sono ricordata perché ti chiamavo Mr. Big...era un riferimento alle tue dimensioni..."
"Non esagerare..."
"Certo è carino qui. E pulito. Hotel Madeleine...dovremmo ritornarci..."
"Sì, anche se rifugiarsi in un albergo, per quanto carino non è proprio quello che io considero il massimo..." 
"Ma cos'altro potremmo fare?"
"Non lo so."
"Secondo te la nostra storia ha un futuro?"
"Un passato certamente, e arriva un momento in cui le emozioni, accumulatesi lentamente tracimano, e allora non c'è niente da fare. E' come una valanga dopo che ha molto nevicato..."
"Ma possibile che non ce ne fossimo resi conto?"
"La coscienza è bravissima a raccontarsi tante bugie e poi ai tempi tu eri tutta presa con i tuoi sogni universitari e io dovevo pensare a trovarmi un posto nel mio lavoro. Ci siamo lasciati distrarre da altre cose. E' stato un errore imperdonabile."
"Tu dici che si può rimediare?"
"Non so, ma certamente ora siamo insieme.."
"Già, ma Marco, mia figlia Alice, la tua Luana?"
"Capiranno."
"Che cosa?"
"Che ci amiamo, ed è inutile opporsi. Squadra vincente non si cambia."

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