Generi

martedì 25 marzo 2014

Arrivederci amore ciao

SCRITTO DA: ALESSANDRA DE MAIO - ROBERTO LEONE - MASSIMO FERRARIS

Qualcuno una volta mi ha detto che ci vuole più coraggio a restare che ad andarsene. Io quel giorno, quando tu te ne sei andato sono rimasta ferma dov'ero, non perchè volessi sembrare coraggiosa ma solo perchè speravo tu ti voltassi e tornassi indietro.
Tu però hai continuato a camminare, la testa bassa, come se su di te pesasse, come un macigno, il mio sguardo un po' perso e un po' incosciente. 
Non so per quanto tempo sono rimasta lì, in mezzo alla gente che mi passava accanto e non si chiedeva nemmeno perchè. 
Io invece il perchè me lo chiedevo eccome. 
Qualcuno una volta mi ha anche detto che quando le relazioni finiscono è sempre un po' colpa di entrambi. 
Io però continuavo a scandagliare il fondale cupo della mia relazione, cercando definitivamente di portare a galla i resti di quelli che dovevano essere gli indizi, le colpe, le prove. E non trovavo nulla. Quando avrei dovuto cominciare a capire?
Più i giorni passavano, più tutto mi sembrava senza senso. 
Non sapere cominciava a portarmi a dubitare di tutto: non distinguevo più i momenti belli da quelli infelici, continuavo a macchiare le gioie con i dolori, e a vedere, in mezzo a tutto quel nero, solo la tua schiena allontanarsi.
Mi ritornava spesso alla mente quel giorno, quello in cui te ne andasti via da me, come se pensare alla fine potesse ricondurmi al tutto.
Ricordo che rimasi lì, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto ad attendere il tuo ritorno. Ricordo ancora i crampi allo stomaco, come se avessi avuto i serpenti al posto delle viscere. Ricordo che faticavo a respirare, come se mi fosse mancata l'aria. La mia aria personale, l'ossigeno che era stato mio fino a qualche minuto prima: tu.
Qualcuno una volta mi ha detto che quando una relazione finisce devi avere il coraggio di guardare avanti.
Se solo il mio cervello avesse capito... Le mie gambe però capirono e mi portarono via da lì, dall'ultimo posto in cui ti ho visto. Camminai come in trance, guardando nulla e pensando a niente, neanche a dove stessi andando. Il mio corpo si muoveva come se fosse qualcuno altro a guidarlo.
Ricordo il dolore. Non era un dolore fortissimo, insopportabile, ma era continuo, come se mi fosse stata asportata con forza una parte di me e ne sentissi la mancanza.
Ricordo la notte, quando alzai le coperte fino a coprirmi il viso. Erano fredde. Ho tremato. Se ci fossi stato tu al mio fianco sarebbe stato tutto diverso. Ricordo che ho preso il cellulare e guardato lo schermo a lungo, come se potesse magicamente comparire un segno di te. Nulla.
Mi addormentai con il telefono al petto e la prima cosa che feci la mattina fu guardarlo. Ancora nessun segno di te.
Ricordo che non piansi. Forse pensavo che saresti tornato.
Piansi anche il giorno dopo a colazione, quando il caffè mi sembrò insopportabilmente amaro. Piansi di nuovo tra le coperte in un letto che da sola faticavo a riempire e che mi sembrava mi inghiottisse senza pietà.
Non capivo che era la voragine che si nascondeva sotto la mia pelle a risucchiarmi dall'interno, in un vortice che sembrava non avere mai fine, mentre i giorni si susseguivano senza curarsi di me. 
Mi dicevo che sarebbe andata meglio, che non eravamo poi destinati a stare insieme, che una relazione si costruisce in due e non ci può essere amore a senso unico, ed intanto mi leccavo le ferite senza impegno. 
Mi chiedevo che stessi facendo tu, a chi stessi parlando, o perfino sorridendo.
Il pensiero di te sorridente mi sembrava intollerabile.
Odiavo l'idea che tu potessi stare bene, o anche essere capace di fingere di stare bene, mentre io mi consumavo il viso, mentre lacrime mi bruciavano ritmicamente la pelle con la forza e la lentezza di un aratro.
"Tu non te ne andrai mai, vero?" te lo avevo perfino chiesto, una sera, tanti anni prima.
Mi avevi stretta a te, ridendo, accarezzandomi i capelli e avevi detto che no, non lo avresti mai fatto. 
Certo. 
Che stupida io a crederti. 
Che stupida a non capire. A fidarmi.
A darti in pasto il mio cuore e, alla fine, a non chiederti neppure il conto.
I giorni divennero settimane. Le settimane divennero giorni. I giorni mesi.
E di te ancora nessuna traccia.
Fino a quando non ti rividi.
Mi succedeva spesso di vedere un taglio di capelli simile al tuo e di sentire il cuore scendere sotto terra, almeno fino a quando non mi rendevo conto che non eri tu. Ma questa volta non potevano esserci errori. Camminavi a testa alta come hai sempre fatto, come a sfidare il mondo senza accorgerti di esso.
Tuttavia il mondo ti aveva notato. Io l'avevo fatto. E ti guardavo, immobile come la volta che ho visto la tua schiena allontanarsi. Non mi rendevo conto di nulla, se non il cuore che batteva nel mio petto e il tuo viso tra la folla.
Poi hai dovuto attraversare la strada. Mi vedesti.
I semafori scattarono sul verde ma noi non procedemmo, rimanemmo immobili dov'eravamo, a fissarci dai due lati opposti della strada, a studiarci. Chissà se per te è stato lo stesso, se anche tu hai pensato che non fosse trascorso un solo giorno da quando hai posato l'ultima volta gli occhi su di me.
I semafori si accesero di rosso e noi ci studiavamo ancora. E studiavamo noi stessi. Cosa avremmo fatto?
Una domanda mi assillava.
Il mio cuore l'avevi ancora tu?
I semafori divennero di nuovo verdi.
Presi coraggio ed attraversai la strada, mentre tu rimanevi bloccato al tuo posto. Questa volta ero io che mi muovevo verso di te, ti guardavo e non ero solo una schiena verso cui mandare l'ultimo saluto. Mi guardavi e non capivo cosa ti passasse per la testa; avresti potuto anche tu muovere un passo, scendere dal marciapiede e avvicinarti. Invece rimanesti fermo, lo zaino sulla spalla, quella giacca che ti avevo comprato io per il tuo compleanno. Le strisce pedonali parvero allungarsi, sino a formare un ponte. Il cuore prese a battermi forte e sentii il bisogno della certezza che tu mi avresti accolta a braccia aperte. Ma non ti muovevi, pareva non importarti dello sforzo che facevo per raggiungerti, certo, per te era stato più facile, girarti ed andartene, senza un saluto, un bacio o una carezza. 
Di colpo accusavo l'abbandono, il tuo sparire senza lasciare tracce. Non ti era importato sapere come la mia vita fosse diventata un vaso di coccio rotto dove io, giorno dopo giorno, cercavo di attaccarne un pezzo. Quante volte ho dormito col cellulare sul petto, quante volte il suo suono mi ha fatto trasalire nella speranza che fossi tu. Sono stati mesi lunghi, pieni di insonnia e pianti, ma adesso che quel vaso è ricostruito per metà non ho voglia che tu ritorni ad essere il martello che lo rompe. Ero a pochi passi da te, continuavo a guardarti, ma tu insistevi a non muovere un muscolo. Per chi si è amato come noi l'indifferenza fa più male dell'abbandono, ed io, in quel momento sentivo che non esisteva più nulla.
Ti raggiunsi, fissandoti il breve istante di un attimo e proseguii, col cuore che esplodeva nel petto. Non facesti nulla per fermarmi e te ne fui grata. Ora ho capito che posso andare avanti. Di te mi rimase solo nel naso il profumo del dopobarba che dopo un po' svanì.
Qualcuno una volta mi ha detto che ci vuole più coraggio a restare che ad andarsene. Comodo. 
Mi avevi preparata. 
Ecco quando era successo tutto. 
Quando avrei dovuto capire. 
No, non c'è niente di coraggioso nella paura di andare avanti, di cambiare, di migliorare. Tu lo sapevi, ma hai trovato la strada più facile. Io invece quella strada l'ho attraversata milioni di volte, su e giù, avanti ed indietro. 
Io quella strada l'ho percorsa tutta, da sola, perché tu hai deciso di lasciare la mia mano e non ho avuto scelta.
Ma ora una scelta ce l'ho. 
Ora so.
Mentre camminavo mi accorsi che, in lontananza, probabilmente tu ti eri voltato e la tua voce mi stava chiamando: per un delicatissimo gioco del destino e delle parti, stavamo rivivendo il giorno in cui tu te ne eri andato. 
Ma stavolta, a darti la schiena ero io e, a differenza di te, avevo il mento alto e mi sentivo per la prima volta, dopo tanto tempo, la testa leggerissima. 
Nessun rimorso. Nessuna colpa.
Non mi restava che andare avanti. 
Quindi, arrivederci, Amore, ciao.

0 commenti:

Posta un commento

Cosa ne pensi?...