Generi

martedì 25 marzo 2014

Il direttore

SCRITTO DA: GIOVANNI BERIA - MASSIMO FERRARIS - RITA MAURIZI

Sono all’apice della mia carriera lavorativa. Mi sono sempre impegnato seriamente e con gusto, devo dire, perché il lavoro che faccio mi è sempre piaciuto, fin dall’inizio. Ricordo ancora con commozione il mio primo giorno di lavoro. La sede della ditta era in un altro palazzo, molto più modesto di quello dove mi trovo adesso: gli ultimi cinque piani del grattacielo di fronte al parco, 4000 metri quadrati. Allora era un appartamento, grande, molte stanze, ma solo un appartamento in un anonimo palazzo nella periferia nord della città. Il direttore cercava un collaboratore che lo affiancasse, che lo seguisse anche nei suoi spostamenti all’estero. Io non avevo alcun problema in questo, essendo senza impegni familiari (i miei vivevano al paese e io mi ero trasferito in città per trovare appunto un lavoro) e di cuore. Ero single, e ancora non mi interessava impegnarmi in tal senso. Non era, insomma il mio desiderio prioritario. Infatti volevo fortemente emergere nell’ambito lavorativo, fare carriera e riscattarmi dalle mie modeste origini. Dicevo del mio primo giorno. Il direttore era una donna. Io non me lo aspettavo, non l’avrei mai creduto, insomma. Bene. Per farla breve, dopo nemmeno due settimane, eravamo già a letto insieme. E’ successo durante il secondo viaggio d’affari che abbiamo fatto in Germania, ad Amburgo. Lei era una donna piacente, certo, ma molto più anziana di me. Ventotto anni di più. Divorziata e anche lei molto legata al suo lavoro. Io, lo ammetto, non ero un bel ragazzo, non ero un fusto, insomma, ma molto diligente e ligio alle regole. E le regole le dettava lei, il direttore. E se mi diceva una cosa, io la eseguivo. E’ così che quella sera, eravamo in due camere separate, ho sentito bussare alla porta che le divideva. Ho aperto e mi sono trovato davanti il direttore, in sottoveste, che mi ha detto di aspettarla nel suo letto. ?
Prendevo ordini anche in questo senso: quando lei aveva voglia di fare l'amore non si poneva il problema, me lo ordinava. Ricordo i primi tempi del nostro rapporto quando un pomeriggio, durante una riunione mi disse di andare a prendere alcuni lucidi in ufficio. Non ero neanche entrato quando lei mi si buttò contro facendomi ruzzolare sul tappeto. Ci amammo selvaggiamente, con i collaboratori che aspettavano nella sala attigua. Il suo essere dominante ha segnato la mia vita lavorativa. Ero un giocattolo nelle sue mani e mi stupivo con quanta energia mi comandasse. Il direttore parlava ed io eseguivo, pretendeva e io mi prostravo. Mi maledissi per non avere un briciolo di amor proprio, che il lavoro per cui avevo speso tante energie si riducesse ad una serie di amplessi. Entro in camera sua e sento il tipico profumo che si spruzza prima di "violentarmi". Uso questo termine nella sua accezione esatta: il direttore non ammette mai che io prenda iniziative, neanche in questi momenti, ha tutto sotto controllo e mi dirige dove lei vuole che io vada. Mi siedo sul letto e mi domando cosa abbia in testa. E' rimasta in camera mia e mi ha congedato. Noto sul tavolino una bottiglia di champagne ed alcuni flute affiancati. Su un piattino ci sono degli stuzzichini e frutta a pezzi. Questa sera ha intenzione di fare un festino, ne sono certo. Mi accomodo meglio e accarezzo le lenzuola morbide e lucide.
Mi blocco quando sento la porta della camera aprirsi, e vedo lei entrare in vestaglia trasparente con al seguito un tipo muscoloso e massiccio. La mia prima reazione è quella di alzarmi ed uscire, ma lei mi fa cenno di fermarmi. -Lui è Andrea, il candidato al posto di segretario. E' qui con noi per il colloquio.- Ed io a quel punto sento le vene del cervello scoppiarmi.
Lei mi guarda con quell'aria tipica del gatto, anzi della gatta , che ha mangiato il topo e in questo caso siamo in due ad essere divorati in questa camera. Andrea è davvero un bel ragazzo , più o meno avrà la mia stessa età e non è passato prima dal lavoro e poi al letto .Lui è qui e sa già il perché . Niente di casuale , tutto stabilito da Amanda ed ora che ci penso io ero già la sua "vittima" nel momento stesso in cui ho varcato per la prima volta il suo ufficio.
Andrea si mette in libertà rimanendo in boxer rossi , io rimango seduto sul letto e la situazione non mi piace affatto, penso che i due abbiano già fatto conoscenza , intimamente intendo.
Amanda si siede sulla sedia con le gambe accavallate inizia a fare qualche domanda al prossimo nuovo acquisto
" Sei disposto a dare tutto te stesso all'azienda e lavorare per farla crescere?"
" Certo , assolutamente . Sono pronto a lavorare e dare il meglio di me"
" Ne sono convinta il tuo curriculum è perfetto per le mie nuove esigenze"
Quest'ultima frase mi lascia un po' perplesso ma non ho tempo di farmi altre domande e cercare risposte , Amanda si alza e propone di brindare alla nuova collaborazione.
Sono allibito, confuso, affranto, addolorato ed euforico. Un cocktail esplosivo di sentimenti mi turbina dentro quando vedo Andrea rivestirsi. Scampato pericolo, penso, ma sbaglio, perchè Amanda è pronta per il secondo turno, la continuazione della serata.
-Che fai ancora nel letto, vestiti- mi ordina sgarbatamente. Non capisco, pensavo fosse una notte di passione, invece lei ha fatto tutta quella scena per mettere alla prova il nuovo segretario.
-Per andare dove?- chiedo timidamente, sempre al riparo delle coperte.
-Tu vestiti e basta, e fallo in camera tua. Io finisco con Andrea. Ci vediamo tra venti minuti nella hall.-
Mi sbatte letteralmente fuori e chiude la porta a chiave. A quanto pare il colloquio con il tipo non è ancora finito. Forse c'è bisogno della prova pratica. Me lo dico ridendo amaramente e mi rendo conto di quanto sono caduto in basso.
Mi vesto e scendo, aspetto e i minuti da venti diventano trenta e poi quaranta. Finalmente si apre l'ascensore e vedo i due uscire a braccetto, sguardo affiatato di intesa e passo rilassato. Amanda mi guarda e mi lancia le chiavi dell'auto. Eccomi relegato al ruolo di chauffeur.
Infatti mi tocca guidare, mentre i due sul sedile posteriore si scambiano confidenze sussurrandosi nelle orecchie. Non riesco a vedere le mani, ma dall'espressione di Amanda quelle di Andrea non si trovano propriamente in tasca. La meta è un locale in centro dove si può bere, ballare ed assistere a spogliarelli e lap dance. Un posto da veri signori, mi dico, mentre non capisco perchè si vogliono portare dietro anche me. Ah, forse capisco, l'autista aspetta sempre in auto, e quella sera la mia carriera ha avuto davvero un bel balzo. Si, ma all'indietro!
Infatti non mi sono sbagliato Amanda si rivolge a me e mi dice
"Fatti un giro e torna a prenderci fra tre ore !"
"Merda ! "
Sussurro ma non abbastanza piano
"Qualcosa non va? "
" No Amanda , no tutto come previsto"
La vedo abbarbicarsi al suo nuovo giocattolo trionfante della sua preda.
"Imbecille ! Imbecille! Io sono una merda !"
Urlo forte .
Una rossa si avvicina , sorride ,mi stampa le sue labbra sulla guancia . Si allontana , la seguo con lo sguardo da come è vestita e da come si muove intuisco che è una delle attrazioni di quella serata . 
E' il suo lavoro ma la differenza con me è che lei si mostra a tutti ed io mi sono venduto ad una stronza.
Rimango seduto nell'auto come un fesso, fino a quando la rabbia monta e mi prendono a pulsare le tempie. Scendo e mi dirigo verso il locale dove un tipo palestrato mi blocca all'entrata. "Solo per soci", mi dice, così gioco la carta dell'autista e dico che la signora Amanda ha ricevuto una telefonata troppo importante per non essere disturbata. Prendo di tasca il mio cellulare e glielo faccio vedere. Rimane un attimo dubbioso, ma il nome di Amanda sembra fare breccia. Mi lascia passare dandomi cinque minuti di tempo. Entro e mi trovo catapultato in un'atmosfera erotica; uomini e donne mezzi nudi che si strofinano e ballano, musica assordante e liquore a fiumi. Qualcuno mi tocca, altri fanno segno di avvicinarsi, ma io non bado a loro e sondo il locale, fino a quando non li scorgo avvinghiati su un divanetto. Proprio l'occasione che aspettavo, mi avvicino e rovescio su Andrea il contenuto del bicchiere sul tavolino. Si alza di scatto, eccitato e incredulo e non appena mi vede col calice in mano mi viene contro. Non ci penso due volte: due pugni ben assestati lo mandano a tappeto. Nessuno si accorge di nulla, forse perchè scene come quelle sono normali in quel posto. Amanda si tira su e mi guarda, forse nota la scintilla di pazzia nelle pupille e decide di adottare la tecnica della gattina.
-Sei venuto a salvare il tuo amorino da questo brutto cattivone?- Mi viene da vomitare. Una donna come lei, nella sua posizione e... della sua età ridotta al livello di una prostituta! La guardo e le dico solo "fanculo!", quindi mi giro e grido ad Andrea, che si sta massaggiando uno zigomo, in modo che anche lei mi senta: -Goditela pure, fin che ti reputerà un giocattolo ancora buono da usare. Io me ne vado in cerca della mia vita, perchè so quanto valgo!- Esco e per la prima volta da mesi assaporo il profumo dell'aria, che sa di libertà.

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