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giovedì 27 marzo 2014

Partire per ritornare

SCRITTO DA: CLAUDIA LUPO - RITA MAURIZI - MASSIMO FERRARIS

Julia sapeva esattamente cosa l'avrebbe aspettata, una volta deciso che era tempo di tornare. Adesso, però, era titubante e gli occhi fissi sul portone di casa erano eloquenti, spalancati nonostante il jet-lag. Erano già diversi secondi che se ne stava lì, immobile, con la mano destra lungo il fianco ed ancora stretta nel piccolo pugno che aveva già bussato un paio di volte. Certo, era stata volutamente debole nel battere sul legno, abbastanza da non farsi sentire dall'interno. In questo modo avrebbe potuto dire che -ehi!- lei era passata, ma nessuno le aveva aperto. Mosse per andarsene e, un istante dopo, trasalì. «?JULIA!»? Il dare le spalle a quella voce non bastò a non riconoscerla. La sua mente si era rilassata all'idea di non aver trovato nessuno in casa ed ora doveva rielaborare il tutto nei pochi istanti che le sarebbero voluti a girarsi verso sua madre. Inspirò a fondo e, nel mentre, forzò il volto in un sorriso gioviale. Poggiò la valigia ed allargò le braccia, avanzando verso la donna con le migliori intenzioni.
Lo sguardo della donna la fece rallentare e meditare sull'opportunità di invertire il senso di marcia. Incassò la testa tra le spalle e serrò gli occhi quando la mano di sua madre si alzò verso di lei. Li riaprì un istante dopo, incredula, rilassandosi mentre le dita di quella mano le scorrevano tra i capelli. «Sono capelli...»?? davanti al silenzio della madre, sentì il dovere di giustificarsi «?Ricresceranno.» aggiunse, senza specificare che, in realtà, erano già ricresciuti parecchio dal primo taglio. La mano di sua madre si ritirò e tornò, un secondo dopo, all'attacco??. Lo schiaffo arrivò e no, non era per i capelli. «?E non pensare di cavartela così!»? aggiunse la madre, già di spalle, oltrepassando la soglia di casa. «?Anche io sono felice di rivederti...»? fu poco più che un sussurro, sospirato a debita distanza. Con entrambe le mani sollevò la valigia ed entrò in casa, richiudendo la porta con il piede destro.
Nulla era cambiato , i mobili con i loro segni del tempo, il vaso di cristallo della zia Marta, il calendario pieno degli orari sulle medicine da prendere. Anche l'odore era sempre lo stesso, l'odore che aveva nauseato Julia per tutta la sua vita . 
Victor batuffolo di pelo e grasso ,saltò giù dalla poltrona , si avvicinò facendo le fusa. 
"Ehi ciao mi sei mancato " 
La madre la guardò con la sua solita aria , persa ma incisiva . Quello sguardo sempre pieno di sufficienza e disapprovazione che con gli anni era diventato ancora più pungente di quanto Julia ricordasse.
Salì in camera un nodo le strinse la gola . La foto che la ritraeva tra le braccia di suo padre era li, sul comodino ,sembrava aspettarla .
Quanto tempo era passato da allora ! Era poco più che una bambina , ma felice. Felice con quell'uomo che le donava il suo amore ogni giorno magari con un semplice sorriso . 
Julia era cresciuta adesso , era una donna ed era cambiata .
Era partita una mattina di maggio di un anno prima, con poche cose nella valigia e nessuna meta certa. Aveva lasciato casa sua, la mamma in lacrime e Victor, che da dietro i vetri guaiva senza sosta come per dirle "non andare, rimani". Dopo la morte del padre era stata dura continuare a stare con la mamma; prima l'esaurimento nervoso, poi la terapia in clinica durata due anni. Per fortuna c'era zia Marta ed era da lei che aveva trascorso i momenti difficili. Era l'unica sorella del padre, la sola che capisse le sofferenze di una adolescente finita nell'incubo più brutto della sua vita.
Erano stati tempi lunghi e difficili, ma poi la mamma era riuscita a tirarsene fuori. Era ritornata quella di prima, severa, puntigliosa e prepotente. Julia aveva aspettato con calma l'arrivo dei diciotto anni, e aveva preso la decisione, quella di fuggire da li.
La prima meta era stata Parigi, dove era vissuta un mese presso un centro che accoglieva le giovani madri. Per guadagnarsi vitto e alloggio si era adattata ai lavori più umili, ma allo stesso tempo aveva conosciuto storie e donne meravigliose. La sua voglia di scoprire il mondo l'aveva condotta a Londra, durante un autunno piovoso. La grande città, al contrario di Parigi, sembrò non accettarla. Fredda e cupa l'aveva avvolta col suo manto di smog e frenesia. Era stato difficile adattarsi, ma c'era riuscita grazie a Robbie, un coetaneo, anche lui in cerca di libertà. Si erano piaciuti, frequentati e per la prima volta aveva conosciuto l'amore fisico, con naturalezza e senza forzature. Ma erano anche spiriti liberi, ed il legame fisso non faceva per loro. Fu Robbie il primo ad andarsene, una mattina, lasciando un biglietto con su scritto "Con te ho scoperto l'amore e lo porterò sempre nel mio cuore. Buona fortuna. Robbie".
Julia non soffrì più di tanto per la fine della relazione anche per lei il momento dell'addio era arrivato . Non fu per questo motivo che aveva deciso di tornare , non si sentiva sola e disperata , né aveva bisogno di conforto che poi in questo caso non avrebbe potuto cercarlo in sua madre . Anche prima del suo tracollo psicologico non avevano mai avuto un buon rapporto . Tra loro c'erano sempre state delle incomprensioni di quelle che si instaurano spesso tra madre e figlia . Quello che Julia non aveva mai mandato giù era il mutismo nel quale sua madre si chiudeva sempre e con tutti. La mancanza di dialogo avevano finito per creare un muro tra loro e Julia aveva bisogno di vivere , di respirare , di parole.
Era tornata sui suoi passi perché aveva bisogno delle sue radici per trovare se stessa , per capire cosa volesse dalla vita. Perché non poteva tagliare i ponti con il suo stesso sangue senza cercare le ragioni di sua madre e comprendere forse i suoi dolori, per fare questo doveva avvicinarsi a lei , entrare dentro la sua anima .
Era difficile farlo, sua madre era un riccio quando si trattava di aprire i sentimenti. Continuava a trattarla come quando era ancora ragazzina, ma adesso era cresciuta, si sentiva una giovane donna forte e combattiva. Le cinque dita che le aveva stampato in viso le bruciavano più nell'anima che sulla pelle, ma accettò quello sfogo come uno scotto da pagare.
-Non mi hai nemmeno mandato un biglietto in questo anno- disse la madre. Si sedettero al tavolo della cucina, sempre uguale, con la stessa tovaglia che ricordava e il cestino della frutta al centro.
-Non mi sentivo pronta. Tu non te lo meritavi...- Le parole arrivarono come uno schiaffo, ma questa volta nel cuore della madre. La sensazione di vuoto la pervase e sentì che qualcosa in lei si rompeva. -Avrei voluto, credimi, tante volte ho preso carta e penna. Ma per dirti cosa? Che mi mancavi? Che dovevi perdonarmi per la mia fuga? No, io stavo bene, mamma, finalmente sapevo chi ero e non ero obbligata in una vita non mia.-
-Ma io ho sempre cercato di darti tutto...- Era quasi un lamento, che a Julia fece male. Non voleva ferirla, ma sapeva che era l'unico modo per tornare a capirsi.
-Io volevo solo essere tua figlia, nulla più. Volevo che tu capissi quanto importante sei per me. Dopo la morte di papà ho cercato di starti vicina, ma tu mi hai allontanata. Hai preferito trovare conforto nei farmaci piuttosto che in un mio abbraccio. Facendo così mi hai obbligata ad andarmene. Ma ora sono qui, per sapere se ha senso restare, disfare quella valigia, oppure rimettermela in spalla e uscire da quella porta. Questa volta per sempre.-
Era ferma sul binario della stazione, le mani in tasca e aspettava. Il cielo era grigio, gonfio di nubi che presto avrebbero rovesciato il loro liquido contenuto. Era felice di essere tornata a casa, era stato bello incontrare di nuovo sua madre. Si erano parlate a lungo, strette in un abbraccio di gesti e parole che non era mai esistito tra loro. Si sentiva libera e serena, come non mai. Provava la stessa gioia di quando quella mattina a Londra si era svegliata accanto a Robbie e si erano baciati. La prima volta, la prima per tutto: per l'amore, per la libertà e per l'affetto di sua madre. Victor si mosse di scatto e Julia guardò nella sua direzione. Era in attesa, anche lui aspettava di partire, su quel treno che li avrebbe portati da zia Marta dove poter riannodare i fili di una storia che valeva la pena di salvare.
Victor guaì, poi abbaiò verso l'entrata della stazione. Julia sorrise e le si strinse il cuore quando scorse sua madre arrivare con la valigia ed il cappotto che le aveva regalato papà. Stavano compiendo il viaggio di ritorno, quello che avrebbe suggellato il loro amore. Le andò incontro e le prese la valigia di mano. Gli occhi di sua madre erano velati di pianto. Si chinò e la baciò su una guancia, poi la prese a braccetto ed insieme raggiunsero la banchina, dove il treno stava sopraggiungendo.

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