Generi

martedì 25 marzo 2014

Il ritorno

SCRITTO DA: LORETTA ZOPPI - MASSIMO FERRARIS - RITA MAURIZI

Chiusi il giornale rapito dalla vista del mare e del porticciolo più avanti: non notavo cambiamenti importanti, anzi stranamente tutto sembrava essere esattamente come allora.
Mi alzai e spinto dal vento di bora mi avviai verso la piccola darsena. Seguendo la scia di alghe e conchiglie sputate da mille mareggiate, raggiunsi le grotte dei pescatori scavate nella roccia .
Ricordavo. Ricordavo ogni gesto , ogni parola, ne riconoscevo il timbro alterato dal sigaro, risentivo l’odore acre dell’esca e della salsedine sapevo, ne ero certo, ogni minuscolo grano.
Sentivo ancora bene l’urlo proprio del vento quando si spinge oltre le assi di legno bianche .
« Così si tiene la rete, ma dove minchia tieni ‘a forza, ‘na fimmina sii , capisti? » Il vecchio Antonio ignorava che la ragione vera che mi spingeva alla sua grotta era un’altra. Si stava facendo buio, e per cercare se ancora vi fosse una traccia di quella ragione, accesi la torcia del cellulare . Nella parete in fondo , vicino alle mensole con gli attrezzi e le reti ammassate c’era ancora il mobile basso con due sportelli tenuti chiusi da una asta di legno, là dentro ci lasciavamo i messaggi . Lo aprii , dandomi dello stupido, ma piegato da un fermaglio che ben conoscevo, stava un foglio ingiallito con su scritto : “cercami , anche fosse tra cento anni”
Stessa spiaggia, un anno prima. I turisti affollavano il lembo di spiaggia che racchiudeva il mare più cristallino di tutti i paraggi. Era una pena vedere come per poche ore la gente si sobbarcava chilometri di auto sotto il sole e si accontentava di ammassarsi come sardine in scatola pur di mettere i piedi a bagno. Li osservavo dal terrazzo della mia casa, seduto sotto la tenda improvvisata che mia madre ogni anno montava, nonostante i rimproveri di mio padre e di nonno Nicola. La domenica, l'unico giorno di riposo, è per un pescatore il giorno di festa, l'unico in cui puoi goderti il riposo di una settimana di duro lavoro. Stavo li da un po', dopo aver pranzato ed osservavo le ragazze passeggiare sul bagnasciuga. Da quella distanza la prima cosa che mi colpì fu il costume verde, di una tonalità mai vista prima, indossato su una pelle bianca come il latte che spiccava sullo sfondo del mare. Camminava avanti e indietro, da sola, col viso rivolto verso l'alto. Corsi in camera a prendere i binocoli che nonno Nicola aveva avuto in regalo da un cliente qualche anno prima. "La ricompensa per avergli fatto vedere il mare più bello del mondo" diceva orgoglioso ogni volta che li prendeva in mano. 
Puntai le lenti sulla figura in verde e misi a fuoco. Chi dice che il colpo di fulmine non esiste è perchè non l'ha mai provato; io posso assicurare che quando i miei occhi incontrarono quella ragazza qualcosa in me si sciolse e la voglia di conoscerla divenne impellente come il bisogno di respirare. Lanciai i binocoli a mia madre, afferrai l'asciugamano e corsi verso la spiaggia, più veloce che potei, per non rischiare di perdere l'attimo. Poi la vidi, e la raggiunsi. 
-Ciao, sono Leo- le dissi, il cuore in gola per l'emozione.
Già perché mi batteva a mille e si perdeva nel verde dei suoi occhi mentre attendevo quasi tremante il suo: "Ciao, sono Valeria" poi riprese a scrutare il cielo riparandosi dal sole con la mano.
" Mi sto perdendo qualcosa ? "Chiesi divertito scrutando a mia volta l'orizzonte. " Non ancora" fece col viso in aria " ma a quest'ora passa sempre, eccola! lo vedi quel punto lontano , è un'aquila fa un giro largo e poi scompare dietro il promontorio. Ah! quanto pagherei per un binocolo!" Continuammo a parlare seduti davanti al mare finché sua cugina , una ragazza del posto che conoscevo di vista, non la raggiunse per condurla alla capannina : un piccolo stabilimento lì vicino. " Allora ciao Valeria, domani lo porto." " Che cosa ? " chiese lei sorridendo divertita." Il binocolo " " Va bene , allora ....Leo, a domani! Ma scusa, stasera cosa fai, perché non vieni anche tu alla scaletta vicino al molo, arrostiamo pannocchie e poi facciamo un tuffo!" E si allontanò , con i riflessi fulvi sui capelli e un passo morbido e aggraziato. Mi aveva invitato ed ero al settimo cielo ! Mi sembrarono leggiadre allora le conche e immensi gli odori, respiravo già gli abbracci nei vicoli stretti del borgo , più in alto e intuivo già le tenere carezze verdi di lecci con tutti i progetti a raccolta camminando insieme per ore.Torna ora alla memoria l'effetto di ogni sua parola, la sua bellezza e l'insindacabile sorriso nella solitudine odorosa di salsedine.
Ricordo l'ansia con cui guardavo l'orologio , sembrava che le lancette non volessero scorrere, il mio pensiero era rivederla , era stare insieme a lei . Me ne stavo seduto sul bordo della finestra guardavo le onde e ogni movimento sembrava ricalcare quello del mio stomaco che andava giù poi risaliva . Non avevo mai provato quella sensazione ed era bellissima . Ero un fremito decisi di andare al molo , mancavano delle ore ancora al nostro "appuntamento " ma non resistevo , non ce la facevo più a stare a casa. Quando arrivai non c'era nessuno mi sdraiai sulla sabbia calda con le braccia dietro la testa , chiusi gli occhi fissando il viso di Valeria che occupava tutta la mia mente. Ad un tratto sentii labbra soffici e al sapore di fragola sfiorare le mie 
"Ciao Leo , vado un attimo ad aiutare mia cugina con le pannocchie, non scappare!"
Si allontanò sorridendo ed io restai imbambolato da quel bacio che finì per sconvolgermi più di quanto non lo fossi già. Il vociare della truppa mi fece capire che era arrivato il momento della baldoria, svegliandomi dal torpore da cui mi ero lasciato beatificare.
Valeria non c'era , aspettai , le andai incontro . Valeria non venne.
Mi sentivo impotente ed arrabbiato. Avevo girato tutti gli stabilimenti balneari nella ricerca di Valeria, ma nessuno sembrava averla vista. Perchè quel bacio e poi scappare, mi domandavo senza riuscire a triovare una risposta. E se le fosse accaduto qualcosa? Iniziai ad agitarmi e misi le mani in tasca in cerca del cellulare per chiamare l'ospedale. La mia mano destra afferrò un biglietto piegato che non ricordavo di aver mai messo li. Il primo gesto fu quello di buttarlo, ma fortunatamente non lo feci: era un messaggio di Valeria. “Ciao, immagino tu abbia girato tutta la spiaggia per cercarmi. Io sono fatta così, prendere o lasciare. Se mi vuoi devi conquistarmi. Quel piccolo bacio è per farti capire che mi piaci. Sono la tua caccia al tesoro!”. Solo quelle frasi, ma che misero dentro nuova energia. Corsi alla ricerca della cugina che pareva mi aspettasse da un po'. -Finalmente, quando ti ho visto andare via non pensavo saresti ritornato. Prendi questo- e mi allungò un altro foglietto. “Appuntamento al faro, entrata posteriore. Mi misi a correre, sino a quando i polmoni mi dissero di smettere. Trovai un altro biglietto: “Se sei qui vuol dire che ancora non ti ho perso. Torna dove l'amore è sbocciato.” Che significava? Forse dove lei mi aveva sfiorato con il bacio? Andai la, ma di Valeria nessuna traccia, nessun biglietto. Delusione e frustrazione mi imposero di andare a casa, il mattino dopo la barca mi aspettava. Dopo una notte insonne raggiunsi la spiaggia. Ripensai al giorno prima e alle inutili corse. “Torna dove l'amore è sbocciato”, quella frase mi frullava in testa. Allora capii: mollai le reti e iniziai a correre, sino a quando non trovai un biglietto nascosto sotto ad un sasso, nel punto in cui eravamo conosciuti. Era chiuso con il fermaglio per capelli che portava la mattina prima. Lo aprii con foga, e dentro lessi una semplice frase: "cercami, anche se fosse tra cent'anni."
Ma perché non lo feci. Perché ritornai a riavvolgere le reti nella grotta invece di cercarla! Perché cedetti più alla mia vanità di maschio e non alla sua scherzosa promessa quasi d'amore eterno! "cercami , anche fosse tra cento anni" Rileggo il suo messaggio ingiallito che avevo riposto nel mobiletto. Ma che cavolo avevo fatto e mi do dell'imbecille mille volte .Ricordo che annullai i morsi dell'amore annullando l'amore stesso. Lo avevo riposto per sopravvivere senza neanche l'dea di una mappa, che so...un segno semplice che negli anni poi avrei ritrovato, rispolverato a comando per una foresta senza tante radici complicate. ma ora, in questo luogo dove d'estate giovani liberi scorrazzano in procinto di cingere la vita, ricomincio a sfogliare le voci, i ricordi e le piccole esplosioni sconosciute di quella caccia. Sento che devo ritrovarla prima di sera per fissare la mia vita nei suoi occhi . " io so dov'è " Mi disse il vecchio Antonio tra i cerchi di fumo del suo sigaro." tornasti ora? me lo dissero al paese e che fu che te ne andasti ? "fui felice di rivederlo il vecchio burbero pescatore " non so spiegarti,ma so che ora voglio cercarla. Dov'è " 
" Mi dissero che pianse molto e che ...troppo facile, guardati attorno, capisti? Attorno ." e alzando le braccia uscì dalla grotta.Cominciai ad osservarla, intorno i suoi poveri oggetti , la sedia di paglia, la barca, la vela piegata e le reti, il binocolo sopra la mensola, i galleggianti in ordine , la mia canna da pesca, il binocolo sopra la mensola. Il mio binocolo . Lo afferrai e corsi verso la spiaggia , sarebbe apparsa tra breve come un minuscolo punto per volteggiare sopra il tramonto, correvo col cuore a mille . La vedo col viso rivolto al cielo in trepida attesa. 
" Con questo la vedi meglio l'aquila" le dico cingendole la vita timidamente. 
" Ciao, guardiamola insieme" e ci perdemmo felici nel suo volo austero e libero.

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